Le bugie dell’impero globalista iniziano a venire fuori.
L’offensiva russa è sempre più incisiva e consistente. Mentre gli uomini della Wagner stabiliscono il controllo nel centro di Soledar, irrompe nel panorama politico e mediatico la notizia secondo la quale il giornalista e volontario francese Adrian Boke abbia chiesto la cittadinanza russa e l’asilo politico nel Paese.
di Fabio.C Maguire
Il cronista ed ex soldato transalpino era presente agli eventi in Donbass ed ha assistito alle atrocità e ai crimini di guerra commessi dagli uomini del regime di Kiev.
In particolare Boke fu testimone oculare del massacro avvenuto nella città di Bucha a cui ha potuto assistere a bordo della sua vettura.
La storia che ci racconta è ben diversa da quella proposta e descritta dai media occidentali.
Quello che viene raccontato avvenne agli inizi dello scorso aprile quando le truppe russe ebbero già da tempo abbandonato la città e gli uomini di Kiev controllavano stabilmente il perimetro cittadino.
La scena che si materializza e palesa davanti ad Adrian è terribile e raccapricciante, decine di corpi per la strada con i sicari di Zelensky a disporre e sistemare ulteriori cadaveri giunti in camion refrigeranti da altre città dell’Ucraina per ricostruire la scena di un massacro civile.
Al termine dell’opera il governo ucraino condannò e accusò Mosca dei crimini commessi e della strage di innocenti.
La risposta di sdegno e disapprovazione dell’opinione pubblica internazionale non si fece attendere e il Cremlino venne subito dipinto come il mostro che autorizzò l’eccidio.
La Russia prese immediatamente le distanze e giudicò la cosa come una “trappola mediatica tesa dall’Occidente”.
La risposta non stupisce perché le intelligences americane non sono nuove all’utilizzo di questi mezzi e pratiche per screditare e criminalizzare un paese o un governo ostile alla Casa Bianca e basti pensare alla finta “strage di Timisoara” o al falso e meschino racconto dell’infermiera di un ospedale pediatrico del Kuwait mai bombardato dalle forze irachene durante la guerra del golfo. Si scoprì in seguito che la ragazza era la figlia dell’ambasciatore kuwaitiano negli USA.
Il racconto e la testimonianza di Adrian Boke hanno smascherato l’ennesima farsa e montatura commissionata e voluta da Washington ed eseguita e posta in essere dai fantocci di Kiev per fini propagandistici e militari.
Nella sua esposizione l’ex milite francese continua parlando delle torture e degli abusi fisici ai danni dei soldati russi caduti prigionieri nelle mani degli ucraini e della facilità e del disinteresse con i quali venivano assassinati e giustiziati.
Boke a seguito delle sue rivelazioni è stato, come la storia ci insegna, vedi caso Assange, vittima di una campagna diffamatoria in Francia e salvo per miracolo da un tentativo d’omicidio commesso da alcuni nazionalisti ucraini a Istanbul.
Adrian ora è un esperto militare degli armamenti NATO dell’ufficio di rappresentanza della DNR e collabora con Mosca sulle questioni relative ai crimini di guerra dell’Ucraina.
L’impero globalista continua a sgretolarsi e a frantumarsi, la sua autorità viene messa in discussione così come la sua credibilità e la verità oggettiva dei fatti, nonostante la miriade di tentativi per celarla e sopprimerla, ci viene raccontata e descritta da uomini e donne libere che mai si sono fatti ammaliare dalla dottrina e dalla bandiera a stelle e strisce.
La forza della contro-informazione è mezzo necessario e primario per lo smantellamento dell’impero americano e per la costruzione di un mondo multipolare.