Antonio Catalano
Prima o poi la Storia mostra il conto, e di fronte all’evidenza dei fatti concreti inutile stare lì a menarla con l’ideologia.
Il marxismo ha sempre coltivato l’idea che il capitalismo arrivato al suo massimo grado di sviluppo avrebbe determinato la conflagrazione della contraddizione capitale/lavoro a vantaggio delle forze produttive ormai entrate in rotta di collisione con questo modo di produzione.
Ma le cose non sono andate così, la Storia ci dimostra che laddove si sono avute rivoluzioni a carattere socialista queste si sono affermate in strutture sociali in cui il capitalismo era talmente poco sviluppato e con una classe operaia industriale quasi inesistente.
La Russia e la Cina sono gli esempi più eclatanti.
Ora possiamo dirlo con certezza: il modo di produzione capitalistico portato al suo massimo grado di sviluppo non produce la contraddizione che lo distruggerà tramite una classe operaia che si fa carica di assestargli il colpo definitivo, ma solo degenerazione a tutti i livelli della vita sociale.
Non a caso nei Paesi a capitalismo avanzato il tanto sbandierato superamento delle ideologie è stato solo il trucco per camuffare la vera ideologia che nei fatti si è affermata e imposta: l’ideologia iper totalitarista del pensiero globalista che usa la lingua di legno del politicamente corretto per presentare in forma “corretta” (neil senso di correggere) ogni forma di degenerazione immaginabile.
Il capitalismo avanzato tende a distruggere la stessa idea di natura umana, è contro natura.
E l’ideologia gender è la migliore espressione di questa tendenza anti-umana che, non a caso, considera l’uomo “il cancro della Terra”.
L’ideologia gender (checché ne dicano i suoi sostenitori, è una ideologia) è l’espressione più compiuta della degenerazione partorita dai paesi cosiddetti più avanzati, pienamente recepita dalle sue classi dirigenti ed usata come clava per ridurre le società ad agglomerati informi e alieni.
Succede quindi che l’“avanzata” Germania decide per legge l’abolizione del sesso, rimpiazzato dal genere.
Dal 1 novembre infatti in Germania il sesso si può cambiare a proprio piacimento, in base all’autoidentificazione.
Una legge inquietante, in base alla quale i genitori possono cambiare il genere dei propri figli dalla nascita (infatti si parla di “genere assegnato alla nascita”) e a partire dall’età di 5 anni i bambini devono dichiarare all’ufficiale di stato civile di accettare il cambio di genere.
I minori, dai 14 anni, possono presentare dichiarazione di modifica del genere, e se i genitori non sono d’accordo interviene il tribunale di famiglia «nell’interesse superiore del bambino».
Non è un caso che l’associazione Lasst Frauen Sprechen (Lasciate parlare le donne) abbia promosso proteste in diversi Paesi davanti alle sedi dei consolati e ambasciate tedesche.
A Milano Rafdem ha organizzato un presidio davanti al consolato tedesco (https://x.com/Radfem_Italia/status/1851264202377228586).
Le donne che stanno protestando sono femministe che non si sono piegate alla dittatura dell’ideologia gender, donne per le quali «il genere biologico è immutabile».
E, guarda caso, cominciano ad abbandonare quello che finora consideravano il naturale contenitore politico di riferimento: la sinistra.
E siamo sempre là, è proprio questo il “migliore” contenitore politico del pensiero e dell’azione al servizio del capitale globalista, che tende a spazzare qualsiasi differenza che non sia direttamente funzionale alla sua legge di valorizzazione.