di Clara Statello
“Dobbiamo fermarli e cacciarli. Chiedo ORA nuove devastanti sanzioni del G7”. Con queste parole pubblicate su Twitter, la mattina di sabato 3 aprile, il ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba, chiudeva definitivamente le trattative di pace con la Federazione Russa. Il fallimento dei negoziati venne ufficialmente attribuito al massacro di Bucha.
Alla luce delle rivelazioni di David Arakhamia, l’ultima parola che seppellì ogni possibilità di pace fu quella dell’ex premer britannico Boris Johnson. Il 29 marzo 2022 si era ad un passo dalla ratifica di un trattato in 18 punti per la neutralità dell’Ucraina, che sarebbe così rimasta fuori dalla NATO. In cambio la Federazione Russa avrebbe ritirato le sue truppe da tutto il territorio, esclusa la Crimea. Per il Donbass era prevista un’autonomia sul modello italiano dell’Alto Adige. Mancava solo la firma di Zelensky, ma una visita a sorpresa di Johnson a Kiev mandò tutto all’aria: disse che non c’era nulla da firmare, si doveva “combattere e basta”.
La guerra in nome delle vittime di Bucha
Le esigenze di sicurezza dell’UE non potevano bastare per spiegare all’opinione mondiale il fallimento di un accordo così conveniente per Kiev e Mosca (ma non per la NATO). Per Oleg Tsarev la strage di Bucha fu il pretesto per sabotare i negoziati. Tsarev è un volto iconico della Primavera Russa, uno dei primi leader delle rivolte anti-maidan, che presero piede in Ucraina nel 2014, tra i pochi sopravvissuti alla guerra e agli attentati dell’SBU, i servizi di sicurezza interna ucraini. Da molti commentatori è stato ritenuto l’uomo designato da Mosca per prendere il posto di Zelensky a Bankova, in caso di colpo di mano.
Scampato ad un tentativo di omicidio lo scorso ottobre, in un’intervista rilasciata a fine novembre a Svoboda Press, Tsarev ha dichiarato che quella di Bucha è stata una messa in scena organizzata da Londra, attraverso l’MI6. L’intelligence britannica avrebbe affidato l’attuazione dell’ordine al capo del dipartimento di controspionaggio della SBU, Alexander Poklad. L’esecuzione fu assegnata a Sergej Korotkikh, neonazista ideologico, noto con il nome di battaglia “il Nostromo”.
Tsarev dunque non nega il ritrovamento dei corpi ma sostiene che le vittime erano dissidenti di Kiev, catturati nell’ondata di arresti, che seguì l’inizio del conflitto con la Russia, e uccisi nelle prigioni segrete dell’SBU, la cui esistenza è stata accertata nel report dell’ONU sulle detenzioni di civili in Russia e Ucraina.
“Decine di giornalisti, personalità pubbliche e difensori dei diritti umani sono stati arrestati e molti sono già stati uccisi. Oggi i loro cadaveri, così come quelli di decine di altre persone ammazzate nelle carceri dell’SBU, vengono trasportati a Irpin e Bucha. I giornalisti stranieri saranno portati lì nel prossimo futuro, in modo che i filmati delle “atrocità dell’esercito russo” facciano il giro dei media di tutto il mondo. I servizi speciali statunitensi capiscono perfettamente che per mantenere il clima di russofobia in Occidente è necessario mostrare video orribili e filmati di atrocità inscenate”, scriveva il 3 aprile il leader antimaidan sul suo canale Telegram.
Inoltre, il nostromo avrebbe dato istruzioni di sparare contro gli abitanti di Bucha e di lasciare i corpi lungo la strada per “creare l’immagine” di una carneficina. In particolare, sostiene Tsarev, erano prese di mira le persone che camminavano con una fascia bianca al braccio, segnale di riconoscimento per i civili.
Un testimone scomodo
Le autorità ucraine, infine, hanno provveduto a togliere di mezzo un eventuale testimone scomodo dei fatti, il direttore del cimitero di Bucha. Anatoly Miruta è stato arrestato il 6 maggio 2022 con accuse pretestuose. E’ stato incriminato per aver distribuito gli aiuti umanitari nella sua comunità, Sinyak. “Ha organizzato gli aiuti per i suoi compaesani, compresi cibo e medicine, ha portato i malati all’ospedale del vicina città di Dymer, nella regione di Kiev” si legge nella sentenza. Inoltre “ha aiutato con le sepolture” nel distretto di Bucha. Miruta, dunque, potrebbe avere informazioni preziose per delle indagini indipendenti sulla strage Bucha, ma è stato condannato a 10 anni di carcere per collaborazionismo, pur soffrendo di una grave cardiopatia. Rischia di non uscire vivo di prigione.
Mille volte Bucha
L’orrore di Bucha ha messo la parola fine alle possibilità di una soluzione politica, soddisfacente per entrambe le parti. Eppure la decisione di far fallire i negoziati e continuare la guerra, era già stata presa.
“La NATO aveva già deciso in un vertice speciale del 24 marzo 2022 di non sostenere questi negoziati di pace (tra Ucraina e Russia)”, scrive Michael von der Schulenburg secondo quanto riporta il blog del progetto Brave New Europe.
Che la strage di Bucha sia stata compiuta dalle forze russe o sia una messa in scena, come ritiene Tsarev, difficilmente Kiev riuscirà ad ottenere un accordo con condizioni migliori di quelle offerte da Mosca nel marzo 2022. A pensarla così è l’ex consigliere dell’Ufficio di Presidenza, Alexey Arestovich, che recentemente ha dichiarato che le proposte della Russia “non erano male”.
“Non so neanche io come sia successo che abbiamo deciso di interrompere i negoziati di Instanbul”, ha dichiarato, in base a quanto riportato da Strana.
“Ora 300mila persone sarebbero vive e metà dell’Ucraina non sarebbe stata distrutta e bombardata. Noi abbiamo fatto delle concessioni, ma loro cedevano di più”, ha aggiunto.
In breve, la scellerata decisione di continuare a far combattere gli ucraini ha causato mille volte le 300 vittime delle fosse comuni di Bucha, se i dati riferiti da Arestovich fossero attendibili. E realisticamente l’Ucraina sarà costretta ad accettare una pace a condizioni più svantaggiose.
(https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-i_sabotatori_della_pace_in_ucraina_e_la_verit_su_bucha_che_emerge_inesorabilmente/45289_51867/)