di Fabio C. Maguire
L’Organizzazione palestinese Hamas ha redatto un documento di 18 pagine intitolato: “Questa è la nostra narrazione. Perché l’operazione Tempesta di Al-Aqsa.”
Hamas ha inizialmente precisato che la battaglia del popolo palestinese contro il regime occupante e coloniale è iniziata oltre un secolo addietro, prima contro il dominio britannico e successivamente contro quello sionista.
Nel saggio vieni ricordato come la popolazione palestinese abbia subito nel corso dei decenni innumerevoli ingiustizie, le quali si sono realizzate attraverso l’occupazione territoriale, la soppressione dei diritti fondamentali e le politiche di apartheid promosse dagli occupanti.
In particolare, la situazione si è pericolosamente aggravata a partire dal 2000, ovvero da quando Gaza è stata trasformata nella più grande prigione a cielo aperto del pianeta.
In questi ultimi vent’anni l’assedio è divenuto sempre più intollerabile e soffocante, alimentando quel senso di abbandono e oppressione che ha spinto decine di migliaia di giovani palestinesi ad imbracciare le armi e a battersi per la giustizia e la libertà della propria gente.
Hamas ha ricordato come la Striscia di Gaza abbia subito cinque guerre devastanti, in cui oltre 11.000 palestinesi sono stati assassinati e circa 160.000 sono stati feriti, per lo più civili indifesi.
In questo documento l’Organizzazione evidenzia la reiterata violazione del diritto internazionale da parte di Israele dinanzi l’indifferenza della comunità globale.
Iconico di questa irriverenza è stato il gesto dell’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite che ha strappato il rapporto del Consiglio dei Diritti Umani davanti a tutti i paesi del mondo.
Con questo atto Israele ha eliminato ogni possibilità di costruire uno Stato palestinese, ovviamente anche attraverso l’ebraicizzazione della Cisgiordania e la costruzione di nuovi insediamenti.
A questo punto, vista l’impassibilità e l’apatia delle organizzazioni sovranazionali, Hamas si domanda come il popolo palestinese potrebbe continuare ad affidarsi alle Nazioni Unite e alle sue deboli istituzioni.
Secondo la Resistenza, l’operazione del 7 ottobre è servita proprio per impedire che la questione palestinese venisse definitivamente archiviata.
Nello scritto si legge come l’operazione avesse lo scopo di “contrastare i piani di Tel Aviv di controllare la terra palestinese, giudaizzarla e prendere il controllo della Moschea Al-Aqsa.”
Hamas ha osservato che paesi come gli Stati Uniti, la Germania, il Regno Unito e il Canada sono responsabili quanto Israele per via del loro approccio alla crisi e per il sostegno garantito al Presidente Netanyahu.
“Gli eventi del 7 ottobre dovrebbero essere collocati in un contesto più ampio e dovrebbero essere ricordati gli esempi di lotte di liberazione nella storia mondiale contemporanea. I Paesi citati non vogliono accettare che la radice del problema e la radice della crisi è l’esistenza degli occupanti e la confisca del diritto del nostro popolo a vivere liberamente. La resistenza all’occupazione con qualsiasi mezzo, compresa la resistenza armata, è un diritto legittimo garantito dalle leggi e dalle religioni e approvato dal diritto internazionale”, si legge nella dichiarazione di Hamas.
La Resistenza ha chiesto l’immediata cessazione di ogni attività da parte dell’esercito israeliano all’interno della Striscia di Gaza e ha infine respinto le intenzioni di Tel Aviv di determinare la sorte del popolo palestinese che possiede le capacità sufficienti per “organizzare la sua casa senza che nessuno agisca come suo tutore.”
In conclusione Hamas ha invitato la Corte Internazionale a visitare Gaza e la Palestina affinché possano essere condotte delle indagini accurate ed imparziali che possano accettare i crimini commessi da Israele.