La crisi bellica in Ucraina ha scosso notevolmente la stabilità politica europea.
di Fabio C. Maguire
La solidità comunitaria è stata travolta e affossata da un conflitto che ha espresso esplicitamente tutta l’inadeguatezza e l’insufficienza della forza reattiva del vecchio continente.
I rapporti di forza si sono notevolmente plasmati e potenze del calibro di Germania e Francia affrontano la questione molto cautamente, consapevoli del fatto che l’interruzione dei rapporti con Mosca ha provocato non pochi problemi e che le prossime mosse politiche, economiche o militari necessitano di una strategia precisa.
Infatti sia Berlino che Parigi trattano la questione estera con molta prudenza e circospezione, assumendo un atteggiamento molto previdente e ponderato.
A riprova di ciò può essere citata la vicenda del Cancelliere tedesco Scholz che temporeggia da settimane circa l’invio di 300 carri armati Leopard2 in Ucraina.
L’indecisione matura da una riflessione che concerne sull’ipotetico allargamento del conflitto oltre i confini attuali e quindi sulla futura misera e scarsa possibilità di opporre resistenza e difendere le frontiere statali.
Washington continua a pressare Berlino affinché la sua reticenza venga meno ma la risposta del Bundestag è il chiaro invito agli USA di fornire loro i mezzi corazzati e pesanti a Kiev, diffidando totalmente dell’operazione d’ausilio per non indebolire e svigorire la propria difesa nazionale.
Le super potenze dell’Unione Europea non erano pronte ed equipaggiate per affrontare una crisi di tale portata e i rispettivi presidenti devono calcolare con scrupolo quanto in là possono spingersi ma soprattutto quanto ancora i relativi popoli dovranno sopportare e pagare per una guerra non voluta.
La situazione è però differente per la Polonia che ha assunto sin da subito un profilo ostile e belligerante nei confronti del Cremlino.
Il governo di Varsavia ha investito molto nella spesa militare, firmando giganteschi contratti d’armi con la Corea del Sud e acquistando materiale tattico per una spesa totale di oltre 15 miliardi di euro.
Gli spropositati fondi stanziati per tale attività commerciale, giustificati dall’esigenza difensiva, vanno contestualizzati e circoscritti nella volontà
polacca di assumere ed avere un peso decisionale maggiore negli affari europei.
Il fatto che gli equilibri interni dell’UE siano cambiati si può arguire chiaramente dalla posizione netta ed assoluta presa dal premier polacco in antitesi con i leader di Francia e Germania e di come questi indugiano dinanzi le pretese della Casa Bianca.