di Giuliano Castellino
“Solo nella comunità con altri ciascun individuo ha i mezzi per sviluppare in tutti i sensi le sue disposizioni; solo nella comunità diventa dunque possibile la libertà personale. Nei surrogati di comunità che ci sono stati finora, nello stato, ecc., la libertà personale esisteva soltanto per gli individui che si erano sviluppati nelle condizioni della classe dominante e solo in quanto erano individui di questa classe. La comunità apparente nella quale finora si sono uniti gli individui si è sempre resa autonoma di contro a loro e allo stesso tempo, essendo l’unione di una classe di contro ad un’altra, per la classe dominata non era soltanto una comunità del tutto illusoria, ma anche una nuova catena. Nella comunità reale gli individui acquistano la loro libertà nella loro associazione e per mezzo di essa.”
K. Marx, F. Engels, “L’Ideologia Tedesca”, 1845-1846.
Come da titolo, questo scritto vuole indicare il fine ultimo della nostra lotta, cioè la società liberata dal capitalismo.
Data la complessità del tema, essa sarà delineata in maniera per forza di cose parziale, ma è comunque importante stabilirne i paletti fondamentali.
Eviteremo, poi, di soffermarci sulle esperienze novecentesche e sulle annose polemiche legate alla loro natura (socialismo di mercato, socialismo applicato, fase di transizione, stato operaio degenerato, collettivismo burocratico, capitalismo di stato, ecc.).
Ci interessa il futuro, non il passato.
Analizzeremo la questione avvalendoci del metodo della critica dell’economia politica, alla luce dell’odierno incremento delle forze produttive, della tecnica e della scienza (oggi ben più avanzato rispetto ad un secolo fa), grazie al quale potranno essere evitate le criticità intrinseche alle citate esperienze del secolo scorso.
Se abbiamo deciso di superare le vecchie logiche e lo scontro destra-sinistra, se abbiamo scelto di posizionarci nell’area socialista patriottica e, nello stesso tempo, internazionale ed anti-globalista è perché abbiamo compreso che in tutte le nazioni la lotta di classe è il motore della storia.
La lotta tra dominanti e dominati è ancora centrale, ed è l’unica strada per raggiungere l’emancipazione di tutta l’Umanità e la costituzione delle Comunità, in Italia e nel resto del mondo.
Ogni società divisa in classi, dunque, ha vissuto la contraddizione fra lo sviluppo delle forze produttive ed i rapporti di produzione, e la loro conseguente sovrastruttura sociale statuale, politica, culturale, ecc.
Cioè, all’aumento esponenziale delle suddette forze produttive si oppongono rapporti di produzione, ed impalcature statuali, politiche, ideologiche che ne diventano un freno, e che autoalimentano se stessi.
L’elemento dinamico si scontra con quello statico.
La Rivoluzione, “levatrice della storia” (Marx, Il Capitale), risolve tale antinomia.
Ad essa, infatti, consegue l’adeguamento alla struttura economica, già sviluppatasi in seno alla vecchia società, di un ordinamento ad essa funzionale.
Oggi il capitalismo ha infinitamente aumentato i livelli produttivi, tecnologici e scientifici, rendendo virtualmente risolti molti dei problemi materiali che tormentano l’Umanità da tempo immemore.
Ma tale sviluppo oggi è finalizzato al profitto di pochi capitalisti, dunque da possibilità di liberazione universale, esso diventa una nuova gabbia per gli sfruttati.
La Rivoluzione futura realizzerà su scala mondiale (in quanto l’odierno sistema si estende su scala globale) tale liberazione mettendo fine una volta per tutte allo sfruttamento ed alla divisione in classi sociali, ponendo le basi materiali per l’estinzione dello stato, e riducendo la politica a semplice amministrazione dell’esistente.
Ma andiamo con ordine.
Il primo passo post rivoluzionario sarà l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione; dunque essi, insieme ad ogni sua ricchezza, verranno espropriati alla classe capitalista: saranno collettivizzati e gestiti direttamente dalla Comunità.
Saranno riorganizzate di conseguenza la produzione e la distribuzione, attraverso la loro pianificazione basata sul calcolo e sul censimento dei bisogni umani, che sono la somma dei bisogni di ogni singolo individuo.
In altre parole, si opererà una razionalizzazione dei processi produttivi, e dunque di quelli distributivi, vincolata ad un piano organizzato, finalizzato al soddisfacimento del bisogno umano.
Negli anni ’20 del 1900, a tal proposito Bucharin scriveva:
“Si lavora di comune accordo, secondo un piano ben elaborato e qualificato. L’ufficio centrale di statistica (cioè di computo) calcola il tot di stivali, pantaloni, salsicce, lucido per scarpe, frumento, tela, ecc., che bisogna produrre in un anno; l’ufficio calcola che, a tale scopo, nei campi deve lavorare un tot numero di compagni, nelle fabbriche di salsicce un altro tot, nelle grandi sartorie collettive un altro tot, e così via; le forze lavorative vengono distribuite in maniera adeguata. L’intera produzione viene gestita secondo un piano qualificato e soppesato con estremo rigore, sulla base d’un preciso inventario di tutte le macchine e strumenti, di tutte le materie prime, di tutte le forze lavorative della società.”
Oggi è materialmente possibile riorganizzare la produzione in maniera collettiva. La produttività del lavoro è infinitamente più alta rispetto ai primi anni ’20 del 1900.
Detto sinteticamente: in una futura fase post rivoluzionaria, tutti i mezzi di produzione, su scala planetaria, verranno riconvertiti e coordinati affinchè producano quanto deciso in base al censimento ed al calcolo delle necessità umane. Ciò permetterà di svincolare la produzione dal profitto, dandone un incremento ora impossibile, e con esso permettere all’Uomo di avanzare in ogni campo: scienza, medicina, tecnologia, arte, ecc.
Essendo tutto ciò finalizzato al benessere ed alla prosperità umana, sarà necessariamente in equilibrio e nel rispetto della salute e dei popoli.
Del resto, il capitalismo stesso rimodula costantemente la produzione. Ma in maniera caotica, parcellizzandone e dividendone la forza, ed impostandola in relazione ad ipotesi su cosa, come, dove, quanto e quando il mercato, o meglio una sua fetta, sarà capace di assorbire in un determinato lasso di tempo.
Se, per esempio, si fondono due aziende, i proprietari di esse decideranno se e quali fabbriche chiudere, se aprirne altre, quanti addetti assumere e/o licenziare, dove realizzare una determinata merce, ecc. in base a ricerche ed analisi di mercato.
Quindi, dal punto di vista “pratico”, “non si inventa nulla”: si hanno già le capacità e le conoscenze per “modellare” la produzione, anche nel caso di una pianificazione mondiale, che riguardi cioè tutti i mezzi di produzione esistenti. Con la differenza sostanziale, ribadiamo, che oggi tali rimodulazioni hanno come scopo il profitto di pochi e lo sfruttamento dei tantissimi, domani al contrario la liberazione l’Uomo dal bisogno materiale.
La distribuzione del frutto del lavoro, in un primo periodo, sarà legata al merito (“da ciascuno secondo le proprie possibilità a ciascuno secondo i propri meriti”, Marx, Critica Al Programma Di Gotha), dunque conserverà ancora il diritto ineguale borghese, la coercizione ed altre scorie della vecchia società. Invece del denaro, e qui vi è la rottura dello schema mercantile, vi sarà un “buono” o “scontrino” (Marx, Critica Al Programma Di Gotha) con il quale prelevare l’equivalente in prodotti al tempo di lavoro svolto: ho lavorato un X ore, ho diritto al corrispondente X di prodotti.
La differenza principale con l’attuale carta-moneta è che il detto “scontrino” non è né accumulabile e né cedibile: “se non usato, si degrada, ammuffisce come il pane” (Bordiga, Struttura Economica E Sociale Della Russia D’Oggi).
In tal modo, quindi, si eliminano le fondamenta dell’accumulazione di capitale e dell’intera economia di mercato.
Dati i livelli attuali e futuri di produzione, scienza, ecc., questa fase potrebbe durare un lasso di tempo limitato.
Ad essa, ne seguirà una superiore (“da ciascuno secondo le proprie possibilità, a ciascuno secondo i propri bisogni”, Marx, Critica Al Programma Di Gotha).
In tale stadio, l’abbondanza materiale sarà ormai raggiunta, e si consoliderà definitivamente il nuovo sistema di vita.
Con la stessa naturalezza con cui oggi beviamo dalle fontanelle l’acqua di cui abbiamo bisogno, domani preleveremo dai luoghi adibiti alla distribuzione i beni di cui necessitiamo.
Parallelamente alla trasformazione economica, vi è quella della gestione dei processi decisionali e gestionali della “cosa pubblica”.
Essi vengono completamente sussunti, nella maniera più radicale, dall’intero corpo sociale, diventato finalmente Comunità, attraverso l’istituzione della più totale democrazia diretta.
L’esempio classico sono le Comuni, o Consigli (Soviet in russo), che nasceranno in ogni comunità, “fin nel più piccolo villaggio” (Marx, La Guerra Civile In Francia).
Attraverso di essi, l’esistente e la vita in un territorio verranno sovrintesi in prima persona dalla Comunità che lo abita, secondo la libera espressione e decisione dei suoi componenti, in connessione ed organicità con gli altri territori, come una cellule di un essere vivente, la quale concorre con le altre ad uno sforzo comune per il benessere generale. Il loro essere un elemento federativo, sarà dunque in equilibrio con quello centralizzato della pianificazione economica.
Come ogni processo economico e sociale di rottura e di profonda trasformazione, quello in oggetto sarà contraddittorio, avrà tappe intermedie, avanzamenti, arretramenti, in alcune zone ci si arriverà più facilmente, in altre meno.
Una ipotesi è che, nel mentre la Rivoluzione trionfi in tutto il mondo, nelle parti di esso già “liberate” si dovrà rimanere per un periodo con la circolazione di carta-moneta: saredde allora necessario “svuotare i forzieri” di stati, banche, industrie, ecc., ed usare tali poderose risorse in enormi “riforme” a favore delle classi subordinate.
L’aumento vertiginoso di salari, stipendi e pensioni, i servizi sociali gratuiti ed all’avanguardia, ecc. serviranno a guadagnare tempo nell’attesa della sconfitta totale del capitalismo, togliendo così ai controrivoluzionari ogni possibilità di sobillare la popolazione facendo leva sul malcontento economico.
Risolto il problema materiale, dunque, l’Uomo come singolo sarà libero di evolvere secondo le proprie inclinazioni. E, sviluppando se stesso, in concordia ed armonia con gli altri, sarà fattore di progresso per tutta l’umanità. La contrapposizione fra singolo e collettivo, fra individuo e Comunità verrà risolta: l’individuo si svilupperà attraverso la Comunità e la Comunità si svilupperà attraverso l’individuo. In essa troverà gli strumenti per crescere in ogni senso, e grazie a ciò essa progredirà esponenzialmente. Sarà l’Uomo nuovo, sinergico con e libero grazie ai suoi simili.
Anche l’artificiosa differenziazione fra lavoro e tempo libero potrà così essere superata, soppiantata dall’attività umana sic et simpliciter, come realizzazione spontanea, intima, e naturale della propria indole. Si raggiungerà, dunque, l’evoluzione totale in ogni aspetto vitale e la realizzazione dell’Individuo Integrale, la fine della preistoria e l’inizio della vera storia della specie Umana.