Siamo molto concentrati sulla guerra in Ucraina, e non senza ragione. Ma non dovremmo perdere di vista la svolta epocale che stiamo vivendo, la direzione verso cui stiamo andando.
Tutto il mondo sta riarmando e si sta preparando alla guerra. Non è solo la carneficina in Ucraina che bisogna fermare (e basta guardare l’enormità dei cimiteri militari per rendersi conto dell’orrore). Bisogna fermare questa corsa verso la guerra, a cui oramai tutti si stanno preparando.
Lo spostamento nei bilanci statali, il dirottamento di risorse verso scopi bellici è enorme. Mentre mancano fondi per lo stato sociale, per le pensioni, per la scuola assistiamo a enormi quantità di denaro prendere la via delle armi: Germania, Italia, Stati Uniti, Russia, il gdp ucraino interamente usato a scopi bellici, riarmo iraniano, dell’India. Enorme riamo della Cina, che capisce bene come essa sia il prossimo obiettivo, e si prepara a quella che appare come una guerra inevitabile.
Xi Jin Ping lo ha detto con grande chiarezza, con le immagini, mostrandosi in tuta mimetica, e con le parole:
“Il mondo sta sempre più rapidamente andando verso cambiamenti epocali. È necessario concentrare ogni sforzo sulle questioni militari, bisogna mirare a migliorare le capacità delle nostre truppe. È necessario rafforzare l’addestramento delle forze armate e assicurarsi della loro prontezza ad affrontare operazioni di combattimento”
Questa spirale va fermata, ed è soprattutto una battaglia culturale dentro l’Occidente, prigioniero di una cultura che non sa pensare il rapporto con l’altro da se se non nella forma dell’imposizione dei suoi valori, di valori che in realtà non sono i valori dell’Occidente, ma di una cultura tribale che continua ad avanzare una pretesa di universalità, la cultura anglosassone, una cultura che mira allo sterminio di ogni differenza, e che in primo luogo ha in odio proprio l’Occidente, a cui forse non appartiene.
Il primo problema è dentro l’Occidente, la sua incapacità di immaginarsi e di pensarsi diversamente. Un Occidente che ha perso il contatto con se stesso, e che proprio perché ha smarrito se stesso è anche incapace di dialogare con l’altro, di incontrarlo. Un Occidente incapace di assumere il punto di vista dell’altro, ricaduto nel mito, nell’ infantilismo del “io sono la ragione”.
Un Occidente incapace di entrare nella storia universale, che sarà una storia di contaminazione tra tradizione differenti, che non sarà la dissoluzione delle differenze nell’omogeneità o nell’omogeneizzazione in un mercato in cui tutto è scambiabile.
Il problema dell’Occidente sono coloro che continuano a pensare che tutto il mondo debba desiderare di diventare come loro, e basterebbe a costoro guardarsi allo specchio per capire che almeno quattro miliardi di persone preferirebbero la morte piuttosto che diventare come costoro.
Vincenzo Costa.