L'Italia Mensile

Gli 007 italiani servono USA e Israele

È il segreto di Pulcinella. Una volta venivano chiamati “servizi deviati”, ma di deviato non avevano niente, semplicemente invece di fare gli interessi dello Stato italiano, servivano i padroni d’oltreoceano.

Del resto niente di nuovo l’Italia non è un paese sovrano.

https://www.rainews.it/articoli/2024/10/inchiesta-dossieraggi-calamucci-gli-israeliani-ci-propongono-un-lavoro-da-un-milione-di-euro-8edcb4ae-dfe6-4a54-93cd-162cb09a5c29.html

Furti dati
Inchiesta dossieraggi, Calamucci: “Gli israeliani ci propongono un lavoro da un milione di euro”.

L’hacker, arrestato nell’ambito dell’indagine della Dda di Milano, intercettato nel febbraio 2023 dice: “A noi loro ci hanno dato quaranta kappa”

Nunzio Calamucci, l’hacker arrestato nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Milano sui presunti dossieraggi, il giorno prima dell’incontro con due persone legate ai servizi segreti israeliani, intercettato mentre parla con Massimiliano Camponovo gli dice: “Ci hanno fatto una proposta”.

In un’informativa i carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, che hanno condotto le indagini sui presunti dossieraggi e sul furto di dati sensibili da banche dati nazionali, scrivono che l’hacker “conferma e spiega come abbiano già fruttato al gruppo 40mila euro” e che “ora in gioco vi è una commessa da un milione di euro”.

Calamucci dice: “Mi han proposto un lavoretto da un milione!”. E più avanti: “Metà dei dati li hanno dati al Vaticano, l’altra metà gli servono per combattere Wagner!”.
E ancora: “Hanno tutti i documenti originali del Qatar Gate”.

“Non ci cucca nessuno”, dice Samuele Calamucci, capo degli hacker

Gli investigatori scrivono in una maxi-informativa che “a nome del gruppo” Calamucci avrebbe messo “a disposizione i dati esfiltrabili dalle Banche Dati Strategiche Nazionali” e si sarebbe reso “disponibile alle attività d’intelligence richieste previo pagamento”.

“Gli israeliani propongono al gruppo – si legge ancora – una partnership anche per trasferire a quest’ultimo le informazioni eventualmente di interesse per il cliente Eni spa”.
Nell’intercettazione, del 7 febbraio2023, Calamucci, ora ai domiciliari, parla dei 40mila euro che “sarebbero stati corrisposti per il tramite di De Marzio”, ex carabiniere e indagato nell’inchiesta sul dossieraggio, “e che ora in gioco vi è una commessa da un milione” di euro.

“Ci hanno dato, a noi loro ci hanno dato quaranta kappa (40mila, ndr) fino a oggi, attraverso Enzo – dice Calamucci – mi han proposto un lavoretto da un milione!”.

E ancora, riassumono gli investigatori, sugli “obbiettivi delle attività d’intelligence da svolgere” dice: “Beh, una volta che fai un milione… che cazzo te ne fotte? (…) metà dei dati li hanno dati a… al Vaticano, l’altra metà gli servono per combattere Wagner!”.

Poi, ancora sulla “cooperazione possibile e lo scambio informativo relativo” e “sulle modalità di ‘aggancio’” da parte di De Marzio: “Hanno tutti i documenti originali del Qatar Gate… possiamo fare anche in cooperation se vuoi! Enzo ma dove cazzo li hai conosciuti questi? Mi fa… eh sai, quando ero giù, mi fa, io ho fatto due anni a Tel Aviv in Ambasciata… sì… eh mi fa…eh loro lavoravano con me!”.

Calamucci e Camponovo, poi, parlano “dei rapporti di De Marzio con Opus Dei favorito proprio dagli israeliani”.

Dalle carte diffuse finora sono emerse presunte acquisizioni di documenti dell’intelligence e il gruppo degli indagati godrebbe, si legge nell’ordinanza, di “appoggi di alto livello, anche della criminalità mafiosa e dei servizi segreti, pure stranieri”.

Lo ha scritto negli atti il pm della Dda Francesco De Tommasi, che spiega che il gruppo riconducibile alla società Equalize ha una struttura “a grappolo” dove ogni “componente” e “collaboratore” ha a sua volta “contatti nelle forze dell’ordine e nelle altre pubbliche amministrazioni” con cui “reperire illecitamente dati”.

Nunzio Samuele Calamucci – uno dei coinvolti nella vicenda, come si legge negli atti della Procura – avrebbe avuto la preoccupazione di “mettere da parte”, ossia trasferire dati: “sei, sette milioni di chiavette che c’ho io”. Aveva una “mole di dati da gestire – scrivono i pm -, enorme, pari almeno a 15 terabyte”, si legge negli atti dell’inchiesta.

Sequestrati l’archivio dell’ex poliziotto Carmine Gallo e un server in Lituania.

Indagato anche Pierfrancesco Barletta, ex socio di minoranza della società di investigazioni Equalize srl con il 5%, che è stato nel cda di Leonardo-ex Finmeccanica, ora vice presidente della Sea (aeroporti milanesi) carica dalla quale ha deciso di autosospendersi, “in attesa di chiarire i fatti e rinunciando sin da ora ai relativi compensi”.

Dagli atti dell’indagine della Dda milanese, in cui risultano 51 indagati, spunta una intercettazione del maggio 2023 in cui Enrico Pazzali, manager di Fondazione Fiera Milano (ruolo dal quale si è ora autosospeso), consigliere dell’università Bocconi e principale socio della Equalize srl, negli uffici della sua società di investigazioni, “chiederebbe ai suoi un report sul presidente del Senato Ignazio La Russa”.

In particolare gli avvocati Federico Cecconi e Fabio Giarda, legali di Enrico Pazzali, spiegano in una nota diffusa che il loro assistito ribadisce la propria fiducia nell’operato della magistratura e che ha deciso di autosospendersi a tempo indeterminato dal ruolo di presidente di Fondazione Fiera Milano, Ente non coinvolto all’inchiesta, per “poter più efficacemente e rapidamente chiarire la propria estraneità ai fatti che gli sono contestati”.

Pazzali è indagato per associazione per delinquere nell’inchiesta della Dda di Milano su una presunta attività di dossieraggio a danno di personalità in particolare del mondo economico.

Gli sviluppi

Si sfumano sempre di più i contorni di una vicenda che ormai tocca gli ambienti più vari della società Italiana e non solo, spaziando dal mondo dello spettacolo a quello dei servizi segreti, anche internazionali.

Dal mondo della criminalità organizzata alle forze dell’ordine passando per la politica e lo sport.

Oggi si viene a conoscenza di un’intercettazione che rivelerebbe anche l’attenzione dedicata alla raccolta di dati riguardanti magistrati e prefetti.

La banda di Hacker spiava anche Magistrati e Prefetti

Gli ‘investigatori’ della Equalize avrebbero rivolta la loro attenzione anche a loro: In una conversazione del gennaio del 2023 alcuni presunti appartenenti alla banda dei dossieraggi, tra cui Giulio Cornelli e Nunzio Calamucci, discutono ”dell’implementazione del D.B.”, ossia “l’archivio interno del gruppo contenente anche le informazioni di polizia”, coi “dati di tutti i Prefetti ed i Magistrati”.

Lo si legge nella maxi informativa dei carabinieri del Nucleo investigativo di Varese.

Il sistema è “in grado di rilevare i dati presenti in specifici file Excel” e “‘pesca’ i dati”. Nell’intercettazione gli interlocutori fanno ricerche su una serie di nomi di magistrati o ex, in particolare della Procura di Milano.

“Cerca Laura Pedio” “Ok, Storari? Pm Greco in pensione!” i carabinieri di Varese ascoltano e riportano alcune conversazioni in cui Abbadessa, Cornelli e Calamucci, tre informatici del gruppo di Equalize, fanno esplicito riferimento ad alcune toghe e “discutono dell’implementazione del data base che riguarda i nominativi dei magistrati Italiani”.

A un certo punto della discussione Calamucci “spiega come abbia inviato ad Abbadessa per l’integrazione piattaforma i dati di tutti i prefetti e i magistrati: “Quelli di Open Police che hai caricato te Samu, sono i prefetti? Quindi i prefetti li abbiamo caricati, i magistrati te li ho mandati ora, prova a guardare se ti e’ arrivata la mail che non capisco piu’ un cazzo!”. (…)

Indagati anche i figli del fondatore della Bburago

Ci sono anche i fratelli Marco e Paolo Besana, figli di Mario, il fondatore della BBurago, l’azienda di modellismo, nel lungo elenco di indagati dalla Dda di Milano.

Come si legge nella carte dell’inchiesta i due fratelli rispondono di concorso in accesso abusivo a sistema informatico per via di questioni legate all’eredità. Paolo e Marco Besana, come si legge in una informativa, in cui si spiega a grandi linee la vicenda, avrebbero interpellato una società di investigazione che a sua volta avrebbe incaricato uno degli hacker, tra i più attivi del gruppo, “di inserire in dark web una falsa scrittura da cui risultino le volontà” del padre, scomparso nel 2009, per “favorire una parte processuale” delle loro vicende giudiziarie.

Pazzali chiese dossier anche su Beniamino Lo Presti, Presidente del cda di Milano Serravalle e Milano Tangenziali spa

Tra le persone oggetto di dossieraggio c’è anche, su richiesta di Enrico Pazzali in quanto suo ‘rivale’, Beniamino Lo Presti, presidente del cda di Milano Serravalle e Milano Tangenziali spa. Come riporta una informativa agli atti dell’inchiesta Gallo avrebbe rassicurato Pazzali sulla redazione della relazione tecnica su Lo Presti e su una vicenda che riguarda l’edilizia popolare a Como. “Ti sto preparando un report non ti preoccupare” aggiungendo che il documento in suo possesso “è compromettente e si premurerà di mandarglielo”. Ma Pazzali insiste per la consegna a mano.

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