di Ramona Castellino
In questi quasi ultimi due mesi gli ultrà di tutto il mondo alzano un grido di protesta e di libertà. Un risveglio dopo tanto silenzio.
Un silenzio figlio di repressione a colpi di tessere del tifoso, daspo, riconoscimento facciale. Lo stadio e i suoi ultras sono stati i primi ad essere colpiti da restrizioni e leggi liberticida, in nome dell’emergenza “violenza negli stadi”, che altro non è stato che il primo esperimento sociale rivolto ad una platea che da sempre era simbolo del popolo, di protesta e spesso di resistenza.
Di fronte al genocidio che ormai da quasi due mesi sta colpendo il popolo palestinese da parte dell’odio sionista, le curve di tutte il mondo hanno fatto sentire la loro voce, in netto contrasto con il mainstrem che della “questione” se ne interessa poco o nulla.
Non si può che rimanere colpiti dalla capacità dei tifosi, di mostrare la solidarietà e la loro indignazione, con un linguaggio diverso, che va oltre il linguaggio del tifo strettamente inteso e oltre alla semplice appartenenza ad uno o l’altro dei due schieramenti, ma focalizza come non mai quello che dallo Stato viene vigliaccamente taciuto.
Come non rimanere commossi ed emozionati nel vedere la protesta dei tifosi della Real Sociedad, entrati nello stadio con tute bianche imbrattate di sangue innocente, sventolando le bandiere della Palestina e inneggiando alla libertà di questa terra, vessata e martoriata per anni e oggi brutalmente ammazzata da un esercito spietato che uccide e trucida uomini, donne, bambini e neonati.
Impossibile non notare come le curve, da sempre specchio della società e del sentimento nazional-popolare riflettano il pensiero del popolo, ne risveglino le coscienze, diano voce e risonanza al popolo sovrano.
La cosa non è stata gradita dalla Uefa che a colpi di divieti tenta di soffocare e reprimere il pensiero popolare, anche se espresso con una lucidità disarmante, esprimendo la parte più bella e sana del tifo.
E allora via a nuovi divieti, nuove restrizioni perché la macchina da soldi Uefa va coccolata, compiaciuta, in barba al fatto che tale organo non si vergogni minimamente a fare affari con le peggiori dittature, ma teme la voce e il grido di libertà delle curve e quindi del popolo.
Divieti e veti spesso furbamente aggirati e striscioni e bandiere palestinesi sono comparse in tutti gli stadi del mondo.
A San Siro è comparso forse uno degli striscioni più toccanti:
“Fate silenzio quando i bambini dormono, non quando muoiono”
Oggi quel mondo ultras, criminalizzato, censurato, represso ha tanto da insegnare e torna finalmente ad essere quello che sempre è stato: sentimento ed espressione nazional-popolare.