di Diego Fusaro
Leggiamo su “Il Fatto Quotidiano” che tra i finanziatori del recentissimo Pride di Milano compare anche la società di consulenza globale McKinsey & Company.
Per chi non la conoscesse, si tratta di una società di chiara impostazione liberista e globalista.
La domanda che sorge spontanea così può essere sintetizzata: perché una società di chiara impostazione liberista e globalista, vicina alle idee di chi comanda il mondo, dovrebbe finanziare una manifestazione che si autoproclama di dissenso e di protesta in difesa dei più deboli?
Non deve sfuggire come le proteste dei lavoratori o quelle popolari e anticapitaliste come le proteste delle giubbe gialle in Francia non godano mai di simili sponsor.
Questa vicenda sembra costituire una prova tra le tante a favore della tesi che da tempo andiamo sostenendo.
Le battaglie arcobaleno per i capricci di consumo individuale – che peraltro nulla hanno a che vedere con i sacrosanti diritti delle persone omosessuali (diritto al lavoro, alla possibilità di vivere senza discriminazione la propria sessualità) – sono particolarmente care all’ordine del discorso dominante per più ragioni, due delle quali mi paiono evidenti oltre ogni ragionevole dubbio.
In primo luogo, si tratta di efficaci distrazioni di massa, buone a defocalizzare l’attenzione rispetto alla questione del lavoro e della lotta di classe. Mentre i gruppi dominanti si prendono indietro una dopo l’altra tutte le conquiste salariarie del lavoro ottenute negli anni delle sacrosante lotte di classe, le sinistre fucsia (anziché difendere il tema del lavoro e dei diritti sociali) dirottano l’attenzione sulla questione dei capricci arcobaleno distraendo le masse e così svolgendo, in termini dialettici, una funzione deemancipativa. In secondo luogo, in maniera sinergica, le battaglie arcobaleno svolgono una funzione compensativa: quasi come se risarcissero i lavoratori e la gente comune privati sempre più dei diritti sociali e del lavoro con capricci di consumo che nemmeno lontanamente sfiorano la questione sociale. Del tipo, ti togliamo il lavoro e la sanità pubblica però in cambio ti diamo la possibilità di sposarti con chi vuoi e di affittare, se ne hai facoltà economica, l’utero altrui.
Come a dire: la classe dominante neo-liberale in alto decide sovranamente dei temi dell’economia e del lavoro e poi generosamente lascia al basso l’amministrazione di questioni irrilevanti rispetto alla questione sociale quali sono appunto le questioni dell’arcobaleno.
Potremmo esprimere il tutto con una immagine che ho utilizzato nel mio libro “Demofobia”: mentre la mano destra del fanatismo economico si prende diritti sociali, economici e del lavoro, la mano sinistra del fanatismo progressista elargisce capricci di consumo arcobaleno per tutti.
Immagine efficace, credo, perché oltretutto bene adombra il ruolo deemancipativo delle odierne sinistre neoliberali, funzionali e organiche al progetto neocapitalistico non meno delle destre.