Dal 2014 fotoreporter nel #Donbass, ma il suo nome è celebre solo ultimamente.
In particolare dopo il 24 febbraio 2022, quando scoppia la guerra tra #Russia e #Ucraina che lui continua a raccontare con particolare attenzione ai territori russofoni, per i quali non cambia moltissimo a confronto col resto della popolazione, visto che la guerra lì è di casa: per questo #GiorgioBianchi concorda con chi la definisce tutt’oggi una “guerra civile”, ma condannandone la narrazione manichea:
“Dobbiamo uscire dal tifo da stadio, perché quello che a me fa impressione oggi è vedere due schieramenti che parteggiano per una fazione rispetto all’altra e che spesso auspicano l’annientamento di una parte rispetto all’altra. Noi ci dobbiamo ricordare che lì siamo di fronte a una tragedia epocale e quelle persone che ho fotografato subiscono dall’una e dall’altra parte le conseguenze della guerra. I russofoni l’hanno subita per otto anni, gli ucraini dal 24 febbraio”.