Che ci fa la firma di Valerio Fioravanti, ex capo dei Nar, a siglare un articolo pubblicato da L’Unità, quotidiano comunista fondato da Antonio Gramsci?
La cosa non ci stupisce affatto, anzi, la storia del neo direttore Sansonetti parla chiaro, già con Il Riformista guardava avanti, consapevole che solo in Italia non si ha la volontà di chiudere i conti con il passato nell’unico modo possibile: attraverso la pacificazione che renda onore a vincitori e vinti.
Altro merito di Sansonetti – ed è qui che si inserisce una firma come quella di Fioravanti – è l’aver affrontato, prima e meglio di tanti altri, i temi scottanti della giustizia e dell’universo carcerario.
Ed è di questi temi che si occupa l’articolo del 29 maggio firmato dall’ex Nar – “Democrazia VS Guantanamo, uno a zero: il carcere super-duro non ha funzionato”- che ha scatenato le solite polemiche del consueto circo salottiero dei radical-chic, unici nostalgici viventi della stagione degli opposti estremismi che insanguinò l’Italia.
C’è chi ha evocato la strage di Bologna… un evento su cui forse è arrivato, finalmente, il momento di far emergere la vera giustizia e la vera verità per le vittime di quel 2 agosto, massacrate due volte.
Sì, perché tutti sanno che i condannati come esecutori sono innocenti, lo affermano anche tanti brigatisti rossi.
C’è chi si è detto indignato dal fatto che il nome di Fioravanti, da tempo attivista di “Nessuno tocchi Caino”, compaia come collaboratore di una testata che “ha rappresentato i valori democratici e antifascisti nel nostro paese”, senza pensare che la citata associazione rappresenta e difende con la propria azione quotidiana la vera democrazia e la dignità degli ultimi, senza guardare mai il dato ideologico o il colore politico.
Noi ringraziamo il neo-direttore de L’Unità per aver restituito anima e cuore certamente più gramsciani ad un quotidiano che, non solo era stato lasciato fallire nel più totale abbandono, era stato trasformato nel giornale delle toghe militanti, del giustizialismo, della peggiore sinistra di regime, amica dei salotti e dei palazzi ed estranea al popolo.
Oggi con Sansonetti, lo stesso Fioranvanti, l’ex Prima Linea Sergio D’Elia, e tanti altri liberi e coraggiosi collaboratori, L’Unità è certamente più vicina al popolo di quanto non fosse accaduto negli ultimi decenni.
Invitiamo tutti i lettori de L’Italia Mensile, i militanti e amici di Italia Libera e tutti i dissidenti, a sostenere, comprare e leggere L’Unità… chi supera nei fatti il ‘900 merita l’attenzione dovuta.