Di padre in figlio…
di Fabio C. Maguire
Novak Djokovic ultimo baluardo nel mondo sportivo contro il pensiero unico dominante e il perbenismo occidentale.
Una voce che stona nel contesto tennistico e che senza timori difende e porta avanti le proprie idee e le proprie radici.
All’epoca fu fortemente criticato per le sue posizioni e dichiarazioni contro i vaccini e l’obbligo di presentare la certificazione verde per poter accedere agli impianti sportivi e disputare tornei professionistici.
Il campione serbo venne sbattuto su tutte le prime pagine di giornale e patì una feroce campagna diffamatoria, subendo anche la deplorevole mortificazione di venir respinto dalle autorità australiane che non acconsentirono al suo ingresso nel Paese, impedendo così al tennista di partecipare al torneo.
Oggi, ancora una volta, tutto il circo mediatico si indigna e scandalizza per la presenza al famigerato e prestigioso campionato degli Australian Open di sostenitori di Djokovic con bandiere russe e magliette con apparenti richiami alla Repubblica Popolare del Donbass.
Nelle fotografie postate online e che in poche ore sono divenute virali, si denota la presenza del padre del tennista posare con la bandiera serba e quella della Federazione Russa insieme ai supporters del figlio.
L’atto ha provocato sin subito uno sdegno generale e hanno richiesto immediatamente l’intervento della polizia per allontanare i “facinorosi”, dando vita al solito tran tran mediatico volto a screditare e radicalizzare la persona di Novak, un professionista e una leggenda del tennis.
È sorprendente come per due bandiere a una maglietta “tutto il mondo” sia pronto alla mobilitazione e richieda un tempestivo e repentino intervento delle autorità mentre dinanzi al dolore e alla sofferenza di interi popoli, quali quello russofano in Ucraina o quello palestinese da decenni martoriati e suppliziati da estremisti e nazionalisti, tutta l’opinione pubblica mondiale taccia e rimanga indifferente.
La colpa che viene imputata al grande tennista serbo è quella di non essere sceso a compromessi e non aver accettato i ricatti e le provocazioni dei politically correct d’oltreoceano, rimanendo coerente con la propria storia e le proprie idee.
A mio avviso molti appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo dovrebbero prendere esempio dalla sua audacia e determinazione, rompendo questo muro di falsità ed ipocrisia.
Novak Djokovic è simbolo di coraggio e lealtà.