Di Antonello Cavallotto
La piccola Indi è ufficialmente deceduta. Indi, non c’è più. C’è chi ha sostenuto che essendo terminale, questa doveva e non poteva che essere il suo destino. Qualcuno mi ha ricordato che anche la Chiesa prevede in questi casi una accelerazione o accompagnamento alla morte, senza che questo significhi procurare attivamente la fine della vita. Ovviamente mi permetto di affermare che Il dramma non sta nella oggettività del caso clinico, ma sulle modalità e il funzionamento dei sistemi malthusiani ed ugenitici che costituiscono l’ubi consistam delle policy sanitarie del cosiddetto “costo sociale” che un malato ( e non solo terminale) ha per la collettività.
Ne è prova, Il rifiuto del trasferimento al Bambino Gesù. Certo, Indi sarebbe in ogni caso morta ugualmente, ma almeno non da sola ma con i suoi genitori. In questo risiede il vero scandalo quella di aver vietato ai suoi genitori, un esproprio vero e proprio, del loro diritto di essere genitori. Diritto soccombente di fronte a quello autoritario del sistema giuridico inglese .
E’ questa ingiunzione che deve spingerci a guardare il baratro verso cui le politiche della “libertà di morire” stanno portando dell’Occidente Il falso diritto di ritenere che sulla base di criteri “assolutamente scientifici”, soprattutto in presenza di epidemie (ricordate il Covid ?) e o di “superiori ragioni ed emergenze di Stato” la vita di un essere umano, piccolo come la piccola Indi, possa e debba sacrificata a un sistema omicida.