L'Italia Mensile

EUROPEE. IL SENSO DI UN VOTO

Antonio Catalano

Le prossime elezioni non decideranno cambiamenti di rotta strategici, l’UE è compressa come non mai dalla morsa Nato, chi osi metterne in discussione la sua agenda è liquidato come spia russa. Una Ue sempre più incline a dichiarazioni belliciste e letteralmente insofferente a quei partiti che indicano strade di dialogo con la Russia. Il recente attentato a Fico, la “comprensione” delle ragioni del poeta attentatore, insieme alla denigrazione della “controversa” figura del premier slovacco sulle principali testate giornalistiche, rende chiara l’idea di come questa Europa sia passata alle maniere forti verso chiunque metta in discussione il programma Nato. In questo clima guerrafondaio, in cui i leader europei giocano al rialzo, sembra ormai normale parlare di attacco diretto alla Russia. E ogni richiamo al sovranismo considerato complicità col nemico.

In particolare quel sovranismo popolare che pone come discriminante la posizione contro la guerra. Ma dichiararsi contro la guerra senza rivendicare la fuoriuscita dalla Nato e come voler predicare al lupo il vegetarianismo. La Nato è una macchina di guerra contro i popoli, lo ha dimostrato ampiamente in tutte le guerre condotte dagli anni ’90 in poi. Parlare quindi contro la guerra senza indicare questa verità storica, è solo demagogia, parlare di pace in astratto infatti non costa nulla.

L’impegno programmatico di Democrazia Sovrana e Popolare contro la guerra non è una furbata per acchiappare voti, ma la consapevolezza che si possa andare incontro a quel mondo multipolare che si sta profilando solo alla condizione di uscire da quei vincoli di appartenenza che ci stanno portando verso il baratro. Vincoli Nato, con annessi vincoli Ue.

Democrazia Sovrana e Popolare, nonostante le potenti ostilità esterne e interne, è riuscita comunque ad ottenere la partecipazione elettorale nella circoscrizione Centro (Lazio, Marche, Toscana, Umbria). Quelli che storcono il naso alla parola sovranità sappiano che l’autodeterminazione dei popoli non può che poggiare sulla sua sovranità politica e monetaria. Il contrario è internazionalismo… del capitale.

FdI, Lega, Pd, per non parlare di +Europa e conati del genere sono schierati al servizio della Nato, anche se in questo periodo preelettorale vanvereggiano di pace. Poi c’è “Pace Terra Dignità” di Michele Santoro, il quale, “stranamente”, ha goduto di ampia visibilità mediatica (specialmente su La7). Per il semplice motivo che Santoro è considerato parte del “sistema”, le sue invettive pacifiste sono innocue perché girano intorno alle questioni nodali, come Nato e Ue. Santoro ricorda molto quel Tsipras che intrappolò il popolo greco nella morsa stritolatrice della Troika, da lui ci si aspetta che indirizzi gli aneliti pacifisti sul binario morto della petizione verbale fine a sé stessa. Insomma una lista civetta, la cui area di riferimento è quella che ruota intorno al PD.

Poi ci sono i 5 stelle, ultimamente anch’essi a parlare di pace. Qui abbiamo a che fare con una dimostrazione da manuale di opportunismo politico nel quale, bisogna riconoscerlo, questi “ex scappati di casa” non hanno nulla da invidiare ad altri più esperti di loro. Come se non fossero stati loro il 22 aprile 2022 a dare i voti determinanti (allora disponevano di una schiacciante maggioranza in parlamento) per autorizzare il governo Draghi a «cedere mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle Autorità governative dell’Ucraina». Come se non avessero votato loro tutti i pacchetti a favore di Zelensky… fino all’arrivo di Meloni, quando si dice la coerenza. I 5 stelle sono di quegli europeisti precisini precisini, come i poteri atlantici gradiscono: i primi della classe nel “green deal” (nel loro logo compare l’anno 2050), nel sostegno all’Oms dei grandi interessi finanziari, e naturalmente nella difesa di Nato e UE. Verginelle senza le quali nel 2019 non si sarebbe potuta eleggere la contessa von der Leyen – sì proprio quella che ha cancellato dal suo cellulare i messaggini con il capo della Pfizer – alla presidenza della commissione Ue. Come se non fossero stati loro il 5 marzo scorso fa ad approvare la missione “Aspides” Nato nel Mar Rosso, naturalmente – come ci hanno tenuto a precisare questi campioni di trasformismo – a condizione che questa «sarà una missione con compiti difensivi». I soliti pesci in barile.

Il voto a Democrazia Sovrana e Popolare non dovrà essere misurato col metro ordinario delle percentuali, pur tuttavia non si può negare che una sua significativa affermazione nel centro Italia sarebbe l’espressione di un importante coagulo di volontà politica disposto a contrastare le potenti forze che alimentano venti di guerra e politiche di ulteriore impoverimento dei ceti popolari.

P.S. Chi è a Roma e dintorni è invitato a partecipare al comizio di chiusura della campagna elettorale di DSP. Giovedì 6 giugno ore 17.00, piazza Esquilino.

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