Diego Fusaro
In queste settimane, vengono festeggiati i primi 25 anni della moneta unica detta euro.
Televisioni, radio e giornali celebrano euforicamente e con toni cerimoniali la notizia.
Ad esempio, sull’ansa si parla esplicitamente del fatto che grazie all’euro sono state potenziate la sovranità e la stabilità.
Qui la moda orwelliana di invertire parole e cose raggiunge l’apoteosi. Perché a ben vedere le cose sono direttamente opposte rispetto a come vengono raccontate.
E in verità vi è ben poco da festeggiare.
L’euro non ha potenziato ma semmai ha distrutto la sovranità, se si considera che proprio grazie all’euro le nazioni europee hanno perduto la sovranità monetaria, che è stata trasferita alla Banca Centrale Europea: quella che, per inciso, può salvare le banche in difficoltà ma non può mai aiutare gli stati in difficoltà, come testimoniato dal caso della sventurata Grecia.
Per quel che riguarda la stabilità, bisogna intendersi bene.
Con la crisi del 2007, l’euro non ha affatto garantito la stabilità ma ha anzi impedito strutturalmente agli stati nazionali di fare quel che andava fatto: l’espansione della spesa pubblica, in termini keynesiani.
Si seguì invece la scellerata via delle politiche di austerità depressiva, per l’occasione ribattezzata orwellianamente austerità espansiva.
D’altro canto, l’euro non è semplicemente una moneta neutra, buona solo a favorire gli scambi: sotto ogni profilo, coincide con un preciso metodo di governo neoliberale, che comporta il rovesciamento del rapporto tra politica ed economia, facendo sì che l’economia stessa si ponga al di sopra della politica e sia in grado di determinarla senza che la politica possa a propria volta determinare o anche solo influenzare l’economia.
L’euroinomane Mario Draghi disse una volta che occorreva salvare l’euro whatever it takes, a ogni costo.
Dopo 25 anni di moneta unica, noi possiamo dire tranquillamente che occorre salvarsi dall’euro a ogni costo.