L'Italia Mensile

Enrico Letta, la sinistrash e il globalismo

Diego Fusaro

In una recente intervista su “La Repubblica”, rotocalco turbomondialista e voce del nuovo ordine atlantista, è intervenuto l’araldo del neoliberismo arcobalenico Enrico Letta. Ha spiegato che oggi la via da seguire è quella di un mercato unico per combattere il sovranismo, inteso come il massimo male del nostro presente.

Per la sinistrash fucsia e neo-liberale il dramma del nostro presente non è l’imperialismo statunitense, che anzi appoggia e sostiene. Non è il precariato lavorativo, che anzi apertamente propugna. E non è ovviamente neppure il mercato come unica risorsa di senso, che anzi palesemente concepisce come la soluzione a tutti i mali possibili. Per la sinistrash neoliberale il male assoluto è il sovranismo, inteso genericamente come ogni principio di difesa della sovranità nazionale.

Sarebbe d’uopo ricordare al signor Letta, teorico del “morire per Maastricht”, che la sovranità nazionale è la base di ogni possibile democrazia, ma poi anche del keynesismo inteso come possibilità per lo Stato di intervenire nell’economia in senso redistributivo: perché lo Stato possa intervenire nell’economia deve naturalmente essere sovrano ed è proprio per questo che la globalizzazione turbo capitalistica aspira ad annientare la sovranità degli stati per liberare l’economia da ogni possibile controllo democratico.

Gli architetti della globalizzazione hanno con zelo destrutturato la sovranità degli stati nazionali per poter così destrutturare la sovranità del popolo negli Stati nazionali, cioè per decostruire ogni possibile principio di democrazia e fare in modo che l’economia diventasse il superiorem non recognoscens e si instaurasse il dominio plutocratico delle oligarchie finanziarie. Come sempre, la sinistra neoliberale non è la soluzione ma è parte del problema. E come non mi stanco di ripetere se la sinistra smette di interessarsi a Marx e a Gramsci, occorre allora smettere di interessarsi alla sinistra.

Enrico Letta se non altro ha il merito di farci capire chiaramente e in modo adamantino il livello politico in cui la sinistra è precipitata, diventando guardia fucsia della globalizzazione e del nuovo ordine liberal-finanziario.

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