Di Ramona Castellino
Se si vuole cercare il lato buono delle cose, il covid è servito a tanti, anzi a tantissimi per cominciare a capire che tutto quello che abbiamo vissuto fino ad oggi e che ha avuto un’ accelerata negli ultimi tre anni, non è altro che il frutto di un disegno molto più ampio, deciso a tavolino, in una località precisa, da chi della terra detiene il potere e che ha venduto l’anima al diavolo pur di mantenerlo.
Ed ecco che termini mai sentiti, oggi hanno fatto breccia nelle mente di chi ha subito la tirannia sanitaria e che ha capito che quella non è stata altro che la punta di un iceberg immenso.
L’esempio lampante lo stiamo vivendo oggi, anche questo sulla nostra pelle, quando in nome dell’ennesima “emergenza” inventata ad hoc, in questo caso quella ambientale, si aprono le porte per una nuova tirannia.
Già quindici anni fa, in quel di Davos, fu deciso a tavolino quelle che oggi vengono chiamate “le città dei 15 minuti”.
Questo nuovo modello urbanistico, altro non è che un moderno lager, mascherato sempre da esigenza ambientale, per la salvezza di madre Terra di cui l’uomo ne è il parassita.
Tutto ciò ad Oxford è già realtà, infatti è già stata approvata la suddivisione in quattro quartieri della città e i cui cittadini non sono autorizzati a lasciar il proprio quartiere per più di cento volte l’anno, in caso di “disubbidienza” la pena può variare da una multa pecuniaria di ottanta sterline, alla sospensione della patente, fino alla detenzione per chi trasgredisce reiteratamente.
Nel quartiere di appartenenza i servizi essenziali, e qui ci scappa una risata se pensiamo alle persone che per curarsi in strutture pubbliche addirittura sono costrette a cambiare regione, o dove un docente di Napoli diventa di ruolo a Milano, dovranno essere appunto raggiungibili in massimo 15 minuti a piedi, o in bici o con i mezzi pubblici.
Questo progetto che di per se dovrebbe far inorridire ogni cittadino sano di mente, appunto ha il fine di escludere la possibilità di spostarsi liberamente per la propria città senza una “giustificazione”, e qui vi ricordo le simpatiche autocertificazioni di spostamento durante il covid, ecco questo modello è appunto nell’agenda locale del sindaco Gualtieri, ovviamente in accordo con esponenti del centro-destra e dei 5 stelle, sempre ammucchiati e non più litigiosi quando si parla di strappare pezzi di libertà.
Questo progetto altro non è che un piano di esclusione sociale. La vera motivazione non è assolutamente di tipo ambientale, ma è semplicemente il continuare a servire l’avanzata di quel capitalismo 4.0 che fa della sorveglianza di ogni singolo cittadino la sua arma più letale.
Il controllori pedissequo di ogni essere umano, una tracciatura costante che ne sveli movimenti, spese, idee e pensieri.
Si inizia con la Ztl, si crea l’emergenza sicurezza e da lì la necessità del riconoscimento facciale, fino a creare queste nuove Gaza che sono progettate esclusivamente all’esclusione delle classi proletarie dalla vita politica ed economica nazionale e globale.
Ed infatti i primi ad essere ghettizzati sarebbero proprio quelle fasce note come le più deboli, come i disoccupati e i pensionati, che non avrebbero nessun “giustificativo” per lasciare il loro quartiere.
In poche parole se sei ricco e hai interessi economici ti muovi liberamente, in caso contrario rimarrai nel tuo lager, senza nulla, senza soldi, in bicicletta, molto green e schiavo come auspicato a Davos nell’idea “dell’uomo nuovo”.
E proprio perché crediamo che il covid abbia risvegliato coscienze assopite, che non credono più in quello che gli viene propinato dai media di regime, che non cade più nel tranello di logiche passate e anacronistiche, che hanno come unico obiettivo il dividere, smembrare ogni forma di aggregazione per paura che appunto quella coscienza non solo si risvegli, ma diventi azione, attraverso una lotta di classe tra dominati e dominanti, oggi la strada dell’unione rimane l’unica via per metterci in salvo da un progetto che in nome dell’ennesima emergenza ci rende tutti ogni giorni più schiavi.