L'Italia Mensile

DNA: LA FABBRICA DEI RICATTI

Chi c’è dietro ai dossier: centinaia di ricerche senza mai fare rapporto. E ora è caccia ai mandanti

Giuliano Castellino

Scoppia il caso DNA.
Alla Direzione Nazionale Antimafia è panico totale.

L’inchiesta che sta sconvolgendo i vertici dell’antimafia parla di un vero e profondo attacco alla democrazia e alle libertà degli italiani, una fabbrica del ricatto usata per scopi politici e giochi di potere.

Infatti non ci sono solo transazioni sospette: il finanziere indagato scavava anche, e senza nessuna autorizzazione, nei dati fiscali di politici, imprenditori e sportivi.

Un vero e proprio dossieraggio, senza nessuna autorizzazione, senza nessuna inchiesta in corso.

Funzionava così: il finanziere in servizio all’Ufficio Sos (Segnalazioni di operazioni finanziarie sospette) della Direzione nazionale antimafia a un certo punto decideva di approfondire la posizione di un personaggio X per verificare eventuali transazioni anomale sui suoi conti correnti; lo poteva fare senzaun’indicazione a monte del magistrato responsabile dell’ufficio (fino all’anno scorso Antonio Laudati) e senza alcun obbligo di rendicontare a valle, per iscritto, ciò che aveva fatto.

Ricordiamo che la stragrande maggioranza dei quei dati, oltre ad essere sensibili, sono privati e riservati.

Questo che sta scoppiando è solo l’ultimo di tanti e troppi casi che, in Italia, vedono protagonisti agenti, servizi, servitori dello Stato…

Quella italiana è una Repubblica fondata sul ricatto per fermare l’ascesa degli avversari.

Nel 2006 la Digos scopre un ufficio che scheda i “nemici” di Berlusconi, il caso Palamara fa tremare Piazzale Clodio, con sinistre e toghe che pilotano inchieste e processi con l’obiettivo di garantire il potere alle sinistre e il totale controllo del deep state.

Purtroppo la nostra è una Repubblica fondata sul ricatto, che parte già nel dopoguerra con i principali esponenti della politica impegnati a ostacolare gli avversari proiettati verso il vertice della Democrazia cristiana introducendo falsi memoriali.

Li lanciavano l’uno contro l’altro perché sullo sfondo c’era la morte di una giovane donna, Wilma Montesi, trovata senza vita sul litorale di Torvajanica.

E sempre i politici, negli anni Sessanta, furono protagonisti di una stagione maleodorante che venne farcita da 150mila schedature del Sifar, il servizio segreto militare italiano del generale Giovanni De Lorenzo, ritenuti politicamente “pericolosi”.

Per non parlare degli anni quando golpe, bombe, stragi e omicidi hanno segnato la vita di milioni di italiani.

Ancora oggi non conosciamo la vera verità, storica e giudiziaria, dell’omicidio Moro, di Ustica, del 2 agosto 1980 e di Pecorelli.

Dai cosiddetti anni di piombo siamo passati alla stagione di “mani pulite” e alla guerra con(tro?) la mafia.

Ma non solo, Marrazzo e i trans, Berlusconi e le orge, Salvini e il Papete… tutte storie dove l’intervento di gendarmi e strani e poco chiari servitori dello Stato hanno messo mano.

Nella serie Romanzo Crinale possiamo vedere il Grande Vecchio (Gelli?) ed i fedelissimi Cip e Ciop… altro che storia romanzata questa.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *