L'Italia Mensile

Dissenso, dissesto, disagio.

Antonello Cresti

È questo il tragico percorso che abbiamo seguito, sprecando un’opportunità storica di risveglio collettivo.
Schopenhauer aveva ragione: la stupidità domina, e contro di essa persino gli dèi combattono invano.

Invece di trasformare una crisi in slancio, ci siamo lasciati trascinare da pensieri mediocri, leader improvvisati e un conformismo camuffato da ribellione.

Adorno lo aveva previsto: una massa anestetizzata da slogan vuoti e messaggi contraddittori, incapace di vedere oltre il fumo venduto come dissenso.

Abbiamo fallito non perché mancavano il potenziale o l’indignazione, ma perché ci siamo aggrappati all’antipolitica, all’individualismo esasperato, all’arroganza di chi crede di sapere tutto senza capire nulla.

I cosiddetti “novizi del dissenso” si sono rivelati instabili, arroganti, incapaci di costruire qualcosa di duraturo.
E così, invece di una rivoluzione, abbiamo ottenuto solo astensionismo, disimpegno e rivalità sterili.

Le nostre guide?
Mercanti di illusioni, che hanno trattato il dissenso come un mercato, distruggendo la possibilità di costruire una visione coerente e un movimento autentico.

La verità è che siamo stati fagocitati da una logica sterile, che ci ha ridotti a spettatori passivi.

Il tempo per salvare qualcosa sta finendo.

Serve una svolta: fuori dai miti incapacitanti e dalle false narrazioni.

Se non agiamo con metodo, lucidità e coerenza, resteremo solo un ricordo patetico di ciò che poteva essere.

Questa svolta si chiama SOVRANISMO POPOLARE!

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