L’autocandidatura di Elly Schlein sulle note di Bella Ciao è quanto di più disgustoso ci si potesse aspettare dal Nulla politico odierno.
Non la Schlein in sé (già un bell’impiastro, candidata a dirigere il più squallidamente antinazionale, anti-italiano, tra i partiti residui), e nemmeno Bella Ciao in sé (per quanto abusata da decenni ai limiti dell’incubo): ma proprio il «mix» delle due, il ritorno inconcepibile di una vecchia canzone di «liberazione dallo straniero» per salutare l’ingresso definitivo dello «straniero» (il peggior liberismo anglosassone, per non dire peggio) nella politica italiana.
Teatro dell’Assurdo.
Il PD campa ormai – è peggio dei gatti – sull’ebetudine intellettuale ed emotiva (probabilmente inguaribile) di una parte della popolazione. Ma non è il 15% a tenerlo su, e neanche l’irresistibile fascino esotico della Schlein: il principio della «sovranità zero», che è ormai la stella polare del partito, lo fa risplendere nei migliori salotti londinesi e newyorkesi di cui è da tempo la longa manus.
E questo spiega tutto.
Dietro il comizio esotico della Nuova Segretaria si intravede la corsa del Grande Banchiere al Quirinale.
Partita sulle note di Bella Ciao.
Flavio Piero Cuniberto