Svendere e privatizzare, ecco le condizioni imposte della NATO.
Al di là della rilevanza strategica sul piano politico e militare che l’Ucraina può avere, a destare interesse sono l’economia e il patrimonio industriale del paese che hanno attirato l’attenzione della finanza americana e dei grandi investitori internazionali.
Questo spiega il determinato e maniacale intervento della Casa Bianca che del conflitto è uno degli artefici e finanziatori principali.
Altresì è giustificato il desiderio dei suddetti di velocizzare le procedure d’ingresso dell’Ucraina nel Patto Atlantico.
Medesima volontà è stata espressa dal presidente Zelensky che è vincolato e condizionato da una serie di requisiti da soddisfare per assicurarsi un posto a Bruxelles.
L’accesso nell’alleanza, infatti, non è gratuita ma prescinde da un rimodernamento, secondo gli standard europei, della legislazione in determinati settori dell’economia del Paese.
Questo processo normativo viene portato avanti da diversi anni e il Parlamento ucraino, sempre sotto la guida del fantoccio di Washington Zelensky, in cambio di prestiti ha già avviato le pratiche di privatizzazione di buona parte del sistema produttivo pubblico.
L’intervento legislativo ha colpito anche il settore e i terreni agricoli che sono stati svenduti per il 72% nelle mani di investitori stranieri.
Recentemente sono stati tenuti colloqui tra il presidente ucraino e il CEO di BlackRock Larry Fink che “hanno concordato un coordinamento degli sforzi di tutti i potenziali investitori.”
Il mostro degli investimenti prende di mira le aziende ucraine con la piena e attiva complicità e partecipazione di Zelensky che rischia di svendere alla finanza internazionale l’intero settore pubblico.
Come ci insegna la storia, la piovra a stelle e strisce e i suoi affiliati muovono e foraggiano guerre solo meri interessi economici e personali.
Dietro alla guerra dei padroni si annidano sempre gli interessi del capitalismo.
La loro ipocrita e falsa morale non convince più nessuno e le loro guerre militari e commerciali, rivendicate in nome della libertà e della democrazia, sono solo finalizzate a mantenere e fortificare la loro egemonia mondiale.
Per fortuna la tirannia globalista sembra perdere pezzi: decine di popolo e nazioni si ribellano e sfuggono dai compromessi di Washington cercando nuove alleanze e nuovi partner con cui confrontarsi e relazionarsi alla pari e all’insegna del rispetto e della vera solidarietà.
Di Fabio C. Maguire