Nel dialogo che segue a breve, si esprime Giuseppe Cesaro, ispirato autore di poesie artisticamente valide. La bellezza dei suoi versi evoca immagini fiabesche, realtà trasfigurate, e nello stesso tempo sono presenti intensi richiami alla realtà sociale, con particolare sensibilità verso i più poveri ed emarginati, in Italia e nel mondo. Pur vivendo personalmente situazioni di difficoltà, Giuseppe Cesaro si pone in condizione molto diversa da coloro che “insultano” la vita con atteggiamenti distruttivi ed autodistruttivi, ma è attento a valorizzare ogni aspetto della vita, con versi delicati, simili ad atmosfere sognanti, ed immagini talmente vivide da ricordare le belle immagini dei suoi dipinti. Queste ed altre tematiche sono presenti nella sua più recente opera, tuttora in composizione, “I voli di Icaro”: antologia di poesie, analisi, immagini pittoriche, che rendono anche conto del suo impegno molto vivo per la pace, già dai tempi dell’aggressione all’Iraq, fino alla tragedia dell’invasione russa dell’Ucraina e contro qualunque persecuzione di minoranze, comprese quelle russofone nel Paese. Sempre intenso, inoltre, il suo impegno per l’inclusione delle persone con disabilità, per il recupero dei detenuti, minorenni e non solo, ed in generale per uno Stato di Diritto e Sociale più equo per tutti.
1)Premetto che da anni stai lavorando alla nuova opera “I voli di Icaro”: una miscellanea di poesie che richiamano il fiabesco, attraverso immagini di realtà trasfigurata, ed analisi sulla realtà italiana ed internazionale, che rivelano profonda perspicacia e sensibilità al sociale, oltre che di immagini, anche da te realizzate; quali sono le motivazioni che più ti hanno motivato a dedicarti a questo progetto di libro e quali sono i messaggi principali di tale testo?
Sì sto lavorando su I Voli di Icaro…un mese prima che si avesse Il Covid…cioè da tre anni. In quel frangente mi vennero a trovare la cronista Patrizia Panico de “Il Mattino”… e il poeta scrittore Gaetano Napoletano.
C’incontrammo al Chiostro dell’Annunziata. Una poesia “Il Volo di Icaro” io l’avevo già scritta in un volumetto, “Buon Giorno Emily”, Gabrieli editore… l’ultimo volumetto che riuscii a pubblicare con Gabrieli editore, Roma.2006. Ti cito qualche verso: “Da sempre chiuso in me-provai il desiderio del volo-Scambiandola per una viola la vedevo salire sui monti. Organizzava giochi e girotondi per quel ragazzo straniero…Davvero non mi accorsi di lei… fin quando al flagrante mattino non mi venne a dare un bacio… Da allora vola nel mio cuore una fulgida stella”. Questi salti di immaginazione si riferiscono al mio periodo militare quando frequentavo Il Corso Agenti di Custodia di Cairo Montenotte, in provincia di Savona. Da lì, superando un corso, tenuto da sociologi romani… venni subito inviato alla prigione scuola beneventana di Airola. Il corso militare durò pochi mesi a causa del rapimento di Moro da parte delle Br. Fu Patrizia, attenta alla parola poetica, a vedere in me un Icaro…sempre propenso a volare…un po’ richiamandole le storie dei ragazzi reclusi. Il poeta imprigionato…forse più nella sua fantasia…rispetto ai minorenni detenuti subito alle prese con la strada…come ebbe a dire a Castel Dell’Ovo il Grande Eduardo…ormai quasi cieco…raccomandando loro di evitarla…ma sapendo che non era facile…è un tema che venne affrontato già nel 1985 in un articolo corale sul Corriere di Caserta, dal redattore Alfredo Cardone, me e il poeta casertano Gerardo Zampella…un poeta civile che è giusto ricordare.
Quindi uno dei messaggi principali del testo “I Voli di Icaro” è quello di risalire alle varie prigioni ambientali e sociali in cui possono finire alcune storie. Tale narrazione è insieme molto ‘autobiografica’… come abbiamo già detto in precedenti interviste…ma si rapporta continuamente al mondo esterno. Il vero leit motiv è quello di una mancanza di autonomia che io ho chiamato ‘quotidianità negata’ che… nonostante i riscontri e i successi poetici e artistici… sempre ricevuti, con libretti pubblicati, articoli, recensioni., non si è mai risolta.
L’arcobaleno di tutti i giorni è rimasto negato…da un “destino non deciso dalle stelle”, come io scrivo.
Si è creato un muro tra me e le istituzioni… tra me e gli altri… tra me e il mondo. Questa è la mia lettera al mondo che non ha mai scritto a me, scriveva la poetessa americana Emily Dickinson.
Io ho ricevuto più delle sette poesie che vennero pubblicate alla poetessa americana. L’incontro con le istituzioni c’è sempre stato…ma ci piaccia o no è rimasto un precorso di trincea…un avamposto dove cercare di fare volare in alto anche gli aquiloni. Non dimentichiamo che, come scrivo, il mio percorso poetico nasce da una ribellione contro le prigioni minorili. Mi piace ricordare agli uomini giusti e alle persone migliori che le mie prime poesie furono delle scritte rosse’ Un intento dunque anche ideologico sia pure non estremista…anche se infine è prevalsa una irriducibilità poetica perché forse i versi dei poeti pure puntando alle stelle finiscono impigliati sui muri… come tanti voli e tanti aquiloni lanciati nel vento.
2) A che punto è la situazione sul piano editoriale e perchè? Qual è quindi la tipologia di pubblicazione che puoi affermare di preferire?
Io mi sono rivolto anche a vere case editrici. Basta ricordare la copia omaggio che ricevetti dalla Books Sprint…di un manoscritto giovanile “Di Baci e Prati Fioriti”. Fui contento quando vidi arrivare Il Corriere rosso Bartolini. Il manoscritto che era un poemetto giovanile inedito… non presente alla biblioteca comunale di Caserta dove sono catalogati i miei libri di poesia… lo scrissi praticamente a mano. Scrisse una recensione su di esso anche Gaetano Napoletano, citando Novalis…il poeta della notte, e Baricco drammaturgo televisivo…ma non mi è stato inviato, nè poi dopo, a causa del Covid… ed altri contrattempi, ci siamo incontrati. Anche se Patrizia mi ha scritto belle lettere su questo mio modo sempre fluttuante di scrivere continuamente un diario quotidiano. Una scrittura totalizzante che è andata avanti anche in questo periodo in cui sono rimasto solo. Ho trovato cosi un qualche supporto nelle case di autoscrittura come “Youcanprint”… proprio perché il fil rouge della scrittura è stato sempre un filo con l’esistenza.. sin da quando frequentavo il Centro Sociale di Caserta… organizzando collettive di utenti e di artisti. Parteciparono a fini di solidarietà anche Nicola Valentino…ex brigatista. che dal carcere romano di Rebibbia mi inviò un quadro fatto con la sabbia del campo di calcio…così anche un artista che aveva avuto esperienze turbolente nel Fronte della Gioventù. Oltre a miei scarabocchi…e autoritratti con pioggia e arcobaleni ricordo l’urlo di un utente autistico… fatto a spray su una mattonella. I genitori mi ringraziarono…ma mi dissero che a casa era poi molto inquieto.
3) “I voli di Icaro” è stata un’opera in continua crescita: quando ti sentirai pronto a “staccarti” dalla continua elaborazione, e di considerarla conclusa? C’è anche qualcosa riguardo cui cerchi ispirazione ulteriore? Tenendo presente che solo ad opera conclusa, logicamente, di potrà dare il via libera alla pubblicazione…
La pubblicazione dell’Opera è stata fortemente condizionata anche dalla Guerra in Ucraina. Il tema della guerra io spesso l’ho trattato in poesie “Là dove la guerra vive ancora”, partecipando anche a iniziative No War già dai tempi dell’Iraq…anche con miei manifestini… tanto d’essere stato fermato…pure riconoscendo Il Capitano Mario…che mi convocò il diritto alla critica… ma senza creare allarme
In ogni guerra v’è una frattura storico-generazionale …ma spesso nelle poesie io esprimo un forte senso di gratitudine per quelle generazioni che, partendo dalle macerie… costruirono nel dopoguerra una Italia povera ma anche ricca di sogni e di speranze. Perfino nel periodo “buio” del terrorismo questi slanci e desideri troppo utopici di sognare… e di volare… erano diffusi e presenti nel paese… Lo stesso Nicola Valentino mi inviò delle lettere sulle ore d’aria e sulle mie favole circolari. Ne misi a conoscenza “Il Corso”… un periodico casertano, direttore Nemesio Rossi, che pubblicò la lettera. Parlavo peraltro anche di un giovane detenuto innocente, Antonio Oliva, di Atripalda la cui vicenda mi era stata riferita da alcuni ragazzi della prigione. Non è raro che in certi ambienti si possano creare dei drammi giudiziari. L’innocenza è tale anche quando il proprio percorso di vita è condizionato da comportamenti sbagliati, e perfino reati. Vale sia per le storie propriamente carcerarie, sia per le storie di disagio. Oggi per esempio l’età adolescenziale è un problema di per sé, lo è sempre stato in tutti i periodi storici. Basta ricordare in letteratura “Il giovane Holden” di Goethe…ma sempre più fratture si verificano anche in famiglie che dovrebbero in teoria avere più possibilità di potere affrontare i momenti di crisi.
4) Nei tuoi scritti, lettere, poesie, analisi, sei sempre stato particolarmente solidale ed amichevole verso gli “ultimi”, i più emarginati: ci sono stati particolari esperienze di vira che ti hanno reso più sensibile e consapevole al riguardo?
Io oltre al Centro Sociale di Caserta, negli anni 2000, frequentai anche una Comunità del disagio: “Il Monticello” di Bellona. Mi impegnai come giornalista volontario di un gazzettino. C’era come direttrice anche una vera giornalista: Alba Squeglia, della Gazzetta di Caserta. Demmo Vita a una rivista, “Nuvole”, insieme a ragazzi e bambini delle scuole medie di Bellona. Io raccoglievo anche scritti e poesie di giovani deliranti cronici come Salvatore, o dalla vita istituzionalizzata sin dalla infanzia, come Umberto. In certi casi gli aquiloni rimangono da soli a volare nel vento. Sulla guerra scrivevano molto i ragazzi delle scuole augurandosi un arcobaleno di pace e la primavera. Le domande ai grandi della terra e ai signori della guerra erano molto pertinenti…
Quando la Comunità fu chiusa …pare perché cosi avesse anche chiesto la nipote argentina del proprietario… io presi a frequentare una vera e proprio cittadella d’arte contemporanea della mia città-
Fui in verità sempre ospite…non avendo la quota per la iscrizione mensile…ma potei fare anche qualche reading di poesie. Strinsi anche un importante sodalizio artistico con Assunta Improta…artista di talento e performer oggi impegnata in una Asl di Napoli.
5) Hai in programma altri progetti sul piano artistico, per il futuro?
Io oltre a libri ufficiali ho sempre pubblicato… pure se condizionato da una persistente precarietà, anche miei opuscoli in proprio. Provando a fare un po’ Il Cicerone, anche se devo dire con molte lacune, uno lo donai a una direttrice di “Mondo Musica” in visita alla Chiesta dell’Annunziata.
La bellezza di questa città mi imprigiona, ebbe a dire. Sì parlo molto della mia città delle rondini, che non mi ha mai isolato. Però le istituzioni non hanno mai fatto molto per favorire una quotidianità di tutti i giorni…anche essa molto importante. Se sono conosciuto in città è perché spesso viene pubblicato qualche trafiletto sulla mia attività poetica e artistica in genere dal Bollettino “Bloc Notes”. Ultimamente è stato pubblicato un trafiletto con una mia foto più giovanile. Riguarda una silloge “Gli Occhi della Marinaretta”… poesie più artistiche che hanno ottenuto un giudizio positivo… da una casa di manoscritti, anche per finalità più “commerciali’.
L’ambiente artistico, così come quello poetico, io l’ho spesso frequentato…e ogni artista cerca di donarci altre albe e altre aurore. Mi è piaciuto un tuo riferimento a questo governo che sembra essere un Robin Hood all’incontrario. La dimensione della quotidianità negata non mi fa dimenticare che io sono sempre seguito da altre intelligenze e sensibilità, e che forse un poeta è portato più a voli pindarici che a sogni più quotidiani…che pure sono importanti. Una intervista poi è necessariamente più unilaterale. Bisognerebbe evitare di fare nascere muri molto alti. Credo che ogni artista ci dona un po’ le sue ali.
Introduzione e quesiti di Antonella Ricciardi, intervista ultimata nel marzo 2023