IN COPERTINA “La Madonna del Coazzone”
“Pulchra ut luna, electa ut sol”
Omaggio a Darya Dugina
(di Diego Cinquegrana)
«Chi è costei che sorge come l’aurora,
bella come la luna, fulgida come il sole,
terribile come schiere a vessilli spiegati?».
(Ct. 6, 10)
«Con Darya siamo “uno” nel Logos, “uno” in Cristo e nella sua verità.
Eravamo, siamo e saremo».
(A. Dugin)
La “Madonna del Coazzone” è una scultura rinascimentale a grandezza naturale attribuita al celebre architetto e scultore Pietro Antonio Solari, già ingegnere della Veneranda Fabbrica del Duomo altrimenti noto per aver contribuito alla ricostruzione del Cremlino tra il 1487 e il 1490; sue sono alcune tra le più belle ed imponenti torri di guardia della cinta muraria a difesa della Cittadella.
L’Opera, realizzata tra il 1485 e il 1487 e destinata al Duomo di Milano, rappresenta una mirabile sintesi di simbolismo e naturalismo.
L’ordine e l’armonia delle forme e la disposizione degli attributi simbolici, unitamente alla profondità del contegno contemplativo e spirituale, racchiuso in un istante tanto epifanico quanto solenne, fanno di questa rappresentazione mariana un dispositivo verticale eidetico nel quale si manifestano e si attuano, in chiave esoterica ed essoterica, esperienza alchemica e platonismo politico: «Anima, Universo e Stato: tutte e tre le istanze si sovrappongono e si compenetrano costantemente, condividono una struttura ontologica comune. Ciò che è vero per l’anima è vero anche per il cosmo, per la società nel suo complesso e per l’Impero».
Nell’Opera di Solari, la Vergine è colta in un istante di ascesi controllata e consapevole: è l’istante iniziatico trasgressivo e solenne che prelude al “superamento”.
Il giovane volto incorniciato dai delicati lineamenti, sede della conoscenza, sorge da una corona solare che attraverso i suoi raggi illumina e risveglia gli ordini inferiori, rappresentati dal cosmo e dalla terra, invitando l’anima alla trascendenza e alla trasmutazione; così, nel secondo grado, le spighe di grano risalgono dalla terra e, distillandosi, cedono il passo agli astri lucenti, simboli di verginità e purezza.
La Vergine appare ora bella come la luna giacché la sua anima riflette la luce della verità divina e con le mani giunte saluta la discesa dello Spirito e con esso il Rebis.
Colpita dal Logos e fulgida di Giustizia rivela il suo nome e i suoi colori, liberata dalla pesantezza della materia.
È l’Aurora di un giorno senza tramonto, guardiana di quell’ Impero nel quale eravamo, siamo e saremo.
(ORDINALO SU:
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(Fonte: https://t.me/ideeazione)