di Fabio C. Maguire
Il Dipartimento di polizia del Galles ha informato, in un recente comunicato, l’installazione e l’utilizzo, in occasione del prossimo concerto di Beyoncé a Cardiff, di tecnologia di riconoscimento facciale.
I sistemi di sorveglianza saranno impiantati nel centro cittadino, escludendo la zona dell’impianto sportivo che ospiterà l’evento musicale, e dovranno, secondo i responsabili dell’ordine pubblico, sostenere il concerto, “identificando le persone ricercate e garantendo la salvaguardia del tour artistico della solista”, ha riferito il Comando di polizia del Galles del Sud.
Questi strumenti di controllo a oltranza erano stati limitati, in Inghilterra e in Galles, “a operazioni speciali come le partite di calcio o l’incoronazione, quando c’era una repressione dei manifestanti.”
Il docente senior di diritto alla Queen Mary University, Daragh Murray, ha ritenuto preoccupante ed allarmante il fatto che “vengano normalizzati le capacità di sorveglianza invasiva in eventi come un concerto”, specialmente perché questo sta avvenendo senza un vero e democratico dibattito pubblico.
Murray ha confidato al The Guardian di ritenere molto difficile che queste tecnologie possano essere davvero utili ad un concerto o in una partita di rugby, “ma data l’interferenza davvero significativa nei diritti umani, penso che stia alla polizia fornire un argomento davvero convincente sul perché è necessario.”
Il professore della Queen Mary ha proseguito affermando che trova questi impianti di sorveglianza seriamente dannosi per i “processi democratici come le proteste o l’opposizione politica”.
Nonostante i tentativi della polizia di giustificare LFR come uno strumento fondamentale per la lotta al crimine, numerosi critici, soprattutto nel Regno Unito, da tempo laboratorio a cielo aperto per i progetti di Davos, hanno definito “la pratica invasiva e una violazione dei diritti umani”, mettendo in guardia la popolazione civile dal abbandonarsi al conformismo sulla questione.
Sempre The Guardian ha riportato un rapporto del Centro Minderoo per la tecnologia e la democrazia dell’Università di Cambridge concernente studi circa la sistematica “violazione degli standard etici e delle leggi sui diritti umani” a causa dell’uso della tecnologia negli spazi pubblici.
Queste pratiche di controllo inaugurano una nuova epoca del capitalismo, quello che Shoshana Zuboff definisce “di sorveglianza”.
Questa ultima articolazione “lavora fornendo servizi gratuiti a miliardi di persone, in cambio della possibilità di monitorare dettagliatamente il comportamento degli utenti in rete spesso senza il loro esplicito consenso.”
Secondo la scrittrice questa nuova tecnologia sta spaccando la società in due: in sorveglianti e in sorvegliati.
Si apre la stagione della nuova società del controllo, in cui tutto si mescola e le vite dei singoli cittadini vengono costantemente monitorate dal potere, “che li segue fino a casa.”
La sorveglianza, citando The Vision, invade qualsiasi punto della realtà, paragonabile più che altro a un Grande Fratello.
Fondamentale per la sussistenza della società del controllo è ingannare costantemente l’uomo, illudendolo di essere libero.
Ma ciò che va ricordato è che “un organano del potere può esercitare il controllo su di noi lasciandoci fare esattamente ciò che vogliamo.”
La ZTL, le città a quindici minuti e il riconoscimento facciale ci stanno traghettando nell’Acheronte verso un futuro orwelliano, di manipolazione e ultra-sorveglianza, in una nuova società mondiale impoverita e ghettizzata.