di Fabio C. Maguire
L’espansionismo e la conquista di tutto lo spazio ex-sovietico fu una delle priorità occidentali che, per mezzo delle così dette “rivoluzione colorate”, sovvertirono i governi democraticamente eletti nel post-1989 e instaurarono poteri filo-americani e anti-russi.
La stessa Ucraina fu vittima della strategia atlantica di espandere il sentimento russofabo in tutto il paese, iniziando con una prima campagna che portò alla famosa “rivoluzione arancione” e arrivando poi alla recente “rivoluzione di Maidan” del 2014.
Tali premesse possono farci comprendere come la guerra in Ucraina abbia origini risalenti agli albori degli anni duemila e che l’offensiva russa del febbraio dello scorso anno rappresenti solo l’ultimo capitolo di un conflitto che si protrae internamente da diversi lustri.
Nonostante le grandi sommosse del 2004, nel 2010 il candidato filo-russo Viktor Yanukovich prevalse sull’europeista Tymoshenko, risultato che non appagò la leadership statunitense e che segnò l’inizio della fine.
Contemporaneamente all’elezioni politiche il Paese dovette affrontare una dura crisi e diverse offerte vennero proposte al neo-eletto presidente per fa fronte alle grandi emergenze che destabilizzarono e minarono la stabilità socio-economica nazionale.
L’Unione Europea come la sua controparte russa offrirono sostegni e aiuti al governo che, dopo attenti studi e profonde discussioni, optò per ottenere da Mosca le migliori condizioni economiche e finanziarie.
Infatti il Cremlino non impose nessuna clausola e nessuna restrizione agli ausili concessi al popolo ucraino, differentemente da Bruxelles che pretese un rimodernamento e una revisione più che parziale della legislazione affinché si uniformasse agli standard europei.
La decisione presa portò a dure contestazioni di piazza che sfociarono nella maggior parte dei casi in gravi e intensi scontri con le forze dell’ordine.
Il presidente fu costretto alla fuga e il governo che si instaurò successivamente pretese un’immediata adesione formale dell’Ucraina alla NATO e all’UE.
Le comunità russofani e i cittadini filo-russi non accettarono questa deriva autoritaria e si opposero fermamente alla nuova presidenza che non venne certamente ritenuta espressione della volontà popolare e che poco tempo dopo, a causa della mala gestione, condusse il paese nell’incubo della guerra civile.
Infatti le proteste contro il golpe vennero contestate e bloccate fisicamente da gruppi di ultra-nazionalisti e neonazisti che si resero protagonisti di macabri massacri di civili come quello che avvenne il 2 maggio del 2014 a Odessa, quando degli attivisti filo-russi si barricarono nella Casa dei Sindacati e rimasero intrappolati nelle fiamme delle bombe molotv esplose dagli estremisti di Kiev, uccidendo ben 42 civili e diversi membri del personale dell’edificio.
Il governo illegittimo di Kiev intensificò la propaganda anti-russa che comportò l’eliminazione della lingua russa dagli atti pubblici e nelle scuole; la separazione delle chiese ortodosse e persecuzioni locali verso i russofani.
La situazione degenerò e si giunse ad una vera e propria guerra civile con la conseguente proclamazione delle due Repubblica autonome del Doneck e di Lugansk.
Un tentativo di ripristino della pace e del cessate il fuoco venne condotto da Francia e Germania che riuscirono nel settembre del 2014 a riunire i rappresentanti delle due fazioni e a stipulare un accordo di non belligeranza, che avrebbe riaperto il dialogo fra Kiev e Mosca, prendendo il nome di “Protocollo di Minsk”.
A questo ne susseguì un secondo data la scarsa efficacia del primo che non riuscì del tutto a bloccare gli scontri armati.
La ratifica di questi due trattati permise di temporeggiare e preparare l’Ucraina ad un futuro scontro diretto con la Russia.
Le recenti rivelazioni dell’ex cancelliera tedesca Angela Merkel confermano quanto sopra detto, infatti “gli accordi furono un tentativo di dare tempo all’Ucraina per ricostruire la sua difesa.”
Lo stesso Hollande asserì come “questi sette anni hanno permesso a Kiev di prepararsi e poi di resistere all’invasione.”
La NATO offrì rifornimenti e addestrò l’esercito ucraino, intervenendo militarmente nel conflitto civile fin dal suo inizio.
Lo stesso Segretario del Patto del Nord Atlantico Stoltenberg recentemente ha ammesso come “la guerra in Ucraina è cominciata nel 2014, e da allora la NATO ha continuamente armato Kiev.”
La guerra fu fomentata e voluta dall’Occidente collettivo, una guerra per procura contro la Russia combattuta con il sangue degli ucraini.