Jacopo E. Milani
Le riflessioni di Costanzo Preve e Diego Fusaro pongono indubbiamente le premesse di un percorso originale.
Esse portano all’attenzione della scena culturale italiana il pensiero di Marx, attualizzandolo e interpretandolo come filosofo idealista, seguace di Hegel e superatore di Fichte, fondatore di un sistema di pensiero e di un’ideologia che rimette al centro della storia un attore collettivo – la classe o, nel caso di questi ultimi epigoni di Marx, la comunità – che supera il ruolo di quella borghesia che ha rivoluzionato il sistema politico ed economico creandone uno proprio, su base individualistica, finalizzato a un’infinita accumulazione di ricchezze: il capitalismo.
Preve, nel suo “Elogio del Comunitarismo”, evidenzia i passaggi che hanno portato il capitalismo a essere dominante dopo il crollo dell’Urss, con il trionfo del sistema di mercato e la sua riorganizzazione su scala mondiale, attraverso la globalizzazione e la delocalizzazione produttiva.
Per rendere efficiente e solido il progetto, Stati Uniti e Paesi europei hanno adeguato l’offerta politica, rimodellando le proposte elettorali: niente più partiti ideologicamente fondati nel secolo scorso ma nuove formazioni in linea con il neoliberismo.
Per questo motivo, ogni distinzione politica si affievolisce, fino a creare un quadro in cui parlare di partiti di destra e di sinistra non ha più senso.
Preve critica anche la sinistra riformista, che a suo parere ha fornito alcuni concetti strumentali all’attuale sistema, come il pacifismo, ritualizzato allo scopo di perdere ogni senso e poter divenire sostegno di guerre imperialiste chiamate ‘missioni di pace’.
Egli intraprende una storia della filosofia in cui si vuole dimostrare che l’oggetto delle riflessioni del pensiero occidentale, da Anassagora a Socrate, da Platone ad Aristotele, da Tommaso d’Aquino a Kant e Hegel, è stata l’idea di Comunità, di Verità derivante dai principi su cui tale comunità è fondata, e di critica verso le forze dissolutrici provenienti dall’individualismo e dai tentativi operati, nel corso della storia, di anteporre gli interessi particolari di singoli o di fazioni a quelli della comunità, intesa come coesa e compatta.
Come i sofisti Protagora e Gorgia, contestati da Socrate per il loro relativismo, e per avere venduto la filosofia ai giovani ricchi ateniesi per addestrarsi a imporre l’opinione conveniente ai propri interessi particolari invece di puntare alla verità e al bene della comunità.
Allo stesso modo, secondo Preve, l’illuminismo che ispirò le rivoluzioni borghesi ebbe anche il risultato di fondare un sistema di pensiero su una critica individualistica, su cui poi si sostenne e si rafforzò il sistema economico capitalista e i sistemi politici successivi; in questo contesto, Fichte, Hegel e Marx avrebbero rappresentato una reazione comunitaria che ha completato questo tipo di analisi, rimettendo un soggetto collettivo al centro di un progetto politico: la nazione tedesca per il primo, lo Stato etico per il secondo, il proletariato per il terzo, che attraverso la rivoluzione avrebbe dovuto superare il capitalismo e ricomporre gli uomini in una società senza classi.
In questo obiettivo il comunismo novecentesco ha tuttavia fallito, aprendo la strada al trionfo del capitalismo borghese, ove la merce è diventa misura e scopo di qualsiasi azione umana, e il liberalismo la propaganda di un sistema di dominio che riesce a mantenersi, consolidando i consensi tra le masse, grazie prevalentemente all’ipostatizzazione del concetto di democrazia, intesa non come l’idea derivata da quel percorso che dalle rivoluzioni borghesi arriva agli Stati di diritto, ma come un’allegoria che rappresenta i sistemi di governo esistenti, oligarchie per le quali il suffragio universale vale come plebiscito a difesa di un’economia di mercato altrettanto illusoriamente libera.
Allo stesso modo vale l’uso dei diritti dell’uomo, portati come vessillo per politiche imperialiste.
In seguito a queste riflessioni Preve sottopone a una critica minuziosa il marxismo che, proprio perché costituitosi a seguito delle successive sistematizzazioni del pensiero del filosofo di Treviri, da sistema di pensiero filosofico viene trasformato in una ideologia politica materialistica: convertita come prassi nell’Urss, o nei partiti socialdemocratici – il socialismo ‘degli impiegati’ di Kautsky e Bebel – o nelle riflessioni degli ‘sradicati’, che hanno trasformato la lotta di classe in una emancipazione totale dell’individuo dalla propria comunità, rappresentando quella linea di pensiero che da Marcuse a Toni Negri arriva alla sinistra dei giorni nostri e che rappresenta, proprio per questo suo aspetto, uno dei sostegni migliori del capitalismo stesso.