Giuliano Castellino
Le elezioni di ieri in Austria hanno decretato il trionfo del Partito della Libertà, partito sovranista popolare che si oppone al sostegno all’Ucraina ed ha una visione relativamente euroscettica.
Secondo i primi dati preliminari ha quasi raddoppiato la sua rappresentanza parlamentare ottenendo 57 seggi parlamentari su 183.
La coalizione bipartitica al governo, formata dai popolari e dai verdi ha perso quasi un terzo dei seggi e dispone complessivamente di 67 seggi.
I restanti seggi sono andati al partito socialista, che ha migliorato leggermente i suoi risultati rispetto al 2019 e ai liberali.
Oggi sono possibile tre varianti di coalizioni.
Primo: il Partito popolare giunge ad un accordo con i socialisti, con i quali ha gareggiato per gran parte della storia austriaca del dopoguerra, sebbene otterrebbero una risicata maggioranza, solo 92 seggi.
Una coalizione di regime, che in Italia chiameremmo governo tecnico, buono solo per non certificare la vittoria sovranista popolare.
Secondo: il Partito popolare raggiunge un accordo con i socialisti e portano nella coalizione i Verdi o i Liberali, o forse entrambi.
Sempre in visione filo Nato e Ue per fermare l’avanzata anti-sistema.
Terzo: coalizione tra il Partito della Libertà e il Partito Popolare.
Questa ultima e terza opzione non sembra fantastica.
Nonostante le “favolette” dei media di regime e le operazioni di criminalizzazione e mostrificazione del mainstream, l’APS non è così isolato all’interno del paese.
Inoltre l’APS è già stato al potere nell’ultimo decennio, in coalizione con il Partito popolare.