È arrivato il momento di fare i conti con la realtà.
Purtroppo i social hanno viziato e continuano a viziare giudizi e valutazioni.
Non è vero che uno vale uno.
Così come i follover e i like non sono consenso.
Il mondo del dissenso, che ha avuto nella rete – almeno in una sua fase iniziale – un’arma di difesa dal mainstream, oggi sembra imprigionato in questa bolla di falso consenso.
Tutti parlano di tutto e tutti.
Tutti si sentono autorizzati a chiamare piazze, ad autodefinirsi “vero dissenso”, a criticare gli altri…
Dato che ormai tra stati WhatsApp, Instagram, Facebook e social vari tutti chiacchierano, è giunto il momento dei fatti.
La resistenza è occupazione di spazi e rapporti di forza.
Sì all’unione, ma iniziamo a contare chi conta.
Chi rappresenta forza militante?
Chi radicamento territoriale?
Chi aggregazione popolare?
(Non vogliamo parlare chi subisce repressione da parte del regime perché avremmo fin troppo vantaggio…).
Uniamoci davvero.
Nel vero.
Per diventare più forti.
Poi le singole persone seguiranno chi rappresenta mondi e ambienti, esiste nell’opinione pubblica, viene accolto e sostenuto in contesti sociali e ambienti.
Iniziamo a mettere insieme popoli, dissenso, conflitti e resistenze.
Quelle vere…
Quelli reali…
Siamo davvero stanchi di sentire urlare e sbraitare contro tutto e tutti chi da ormai quasi quattro anni li vediamo arrivare in piazza soli e senza mai rappresentare nulla e nessuno.
Negli anni 70 c’era un detto “piazze piene urna vuote…”.
Oggi possiamo dire “Social pieni piazze vuote…”