(Roma, 29 ottobre 2022)
Sabato 29 ottobre Italia Libera scende in tutta Italia a favore della pace, contro l’invio delle armi in Ucraina e contro tutte le restrizioni alla Russia, che tra ripercussioni e speculazioni varie, stanno mettendo in ginocchio la nostra economia.
Ma non è un discorso solo economico, ma anzi e soprattutto sociale e culturale, dominato da uno spirito profondamente anti-globalista, contro il neo-colonialismo americano, contro la Nato e le sue guerre e contro questa Europa, che si è gettata a capofitto in una guerra “per procura” che mette a rischio il futuro di tutti noi.
Alle 14 si è tenuta la conferenza stampa presieduta dal Presidente di Italia Libera, il Prof. Carlo Taormina e Giuliano Castellino, Capo Politico del Movimento, che insieme hanno spiegato le ragioni di questo sabato di piazza.
Si rivolgono ai tantissimi giornalisti accorsi e Castellino lo fa lo fa subito attaccando il mainstream con la schiettezza e la veemenza che lo contraddistinguono, oggi più che mai indicando Italia Libera come vero movimento di dissenso, di resistenza e rivoluzione.
Senza mezzi termini accusa i giornalisti, la stampa tutta, le tv, di aver ricoperto un ruolo fondamentale in questi ultimi trentuno mesi come braccio armato del sistema, appoggiando e supportando “senza se e senza ma” e con “una ferocia” inaudita e “poca professionalità intellettuale” quello che ritiene essere il golpe globale che attraverso la narrazione criminale prima della pandemia e oggi con quella dell’imperialismo americano soffocano ogni dissenso e ogni voce libera.
Ribadisce la sua scelta “radicale, decisa, profonda” di tagliare ogni vincolo con qualsiasi riferimento ideologico in quanto presa con estrema convinzione nata la notte tra il 7 e l’8 marzo del 2020 quando il governatore Fontana dichiara il lockdown in Lombardia che successivamente si estende in tutta Italia mettendo così di fatto agli arresti domiciliari preventivi di massa terapeutici tutti gli italiani innocenti.
Castellino afferma di aver capito in quella serata che ogni legame con qualsiasi riferimento ideologico era diventato nel migliore dei casi funzionale al regime, stupido e anacronistico nei peggiori dei casi e propone un nuovo piano di opposizione.
Quindi non il taglio da un vecchio per essere inglobato in un nuovo funzionale alla ricerca del potere (fa riferimento alla Fiamma Tricolore inglobata da Alleanza Nazionale in quel dì di Fiuggi) ma bensì l’abbandono di un mondo che non gli permetteva più di essere centrale nel dibattito politico popolare e per poter essere ancora più dissidente, vicino al popolo e alle movimentazioni di piazza, analizzando e studiando un nuovo modello, anche teorico, circondandosi di persone tecnicamente e culturalmente migliori e preparate e da forze comunitariste provenienti da mondi anche opposti dal suo per unire le migliori forze, le migliori energie nazionali e popolari per dare “una risposta netta e inequivocabile a questo regime” che con le leggi “pandemiche” ha partorito obbrobi liberticidi, anticostituzionali e antidemocratici.
Definisce questa democrazia una democrazia totalitaria che lascia ai partiti e alle forze popolari un margine di movimento chiuso all’interno di un recinto da lei costruito, “all’interno di un pensiero unico dominante fuori dal quale non può esistere nessuna forma di dissenso o di resistenza” e se ciò avviene, questa viene o repressa con ferocia o ridicolizzata.
Spiega anche la sua scelta di sposare la non violenza proprio perché la violenza è l’arma usata dal regime per imporsi, come ha fatto negli ultimi trentuno mesi, laddove ha trovato uomini e donne liberi, scesi in piazza portati di forza proprio da quel sistema che entrando nelle nostre case li ha costretti a manifestare per la difesa delle loro libertà.
Chiarita nuovamente la sua posizione Castellino avvisa i giornalisti che non esiterà più, come invece ha sempre fatto in passato, a querelare ogni testata giornalistica che continuerà a legarlo a ideologie, a gruppi o a situazioni che non solo non gli appartengono più, ma che spesso sono inventati con il solo fine di sporcare un movimento, un’idea non conforme a quel pensiero unico che servono.
Parole dure, decise, ma necessarie proprio per i continui attacchi che subisce non solo il Castellino come uomo, ma tutta una forma di protesta.
Oggi afferma con vigore di essere un dissidente, di abbracciare la resistenza contro il golpe globale del great reset, contro la guerra imperialistica anglo-americana che vuole portare una guerra mondiale nel cuore dell’Europa, di voler essere un uomo di popolo che difende i valori come pace, libertà e giustizia sociale.
Valori che sono stati e continuano ad essere “picconati”.
Per queste ragioni è nata Italia Libera, di cui ne è il capo politico, con coordinamenti in ogni regione e presenti in questo giorno di mobilitazione nelle piazze di Palermo, Torino, Milano, Verona, Genova, Bologna, Roma, Napoli per dire no alla guerra.
Su questo tema Castellino non ha dubbi. Il no alla guerra è un no convinto e deciso come lo sono le sue parole su altre realtà e partiti, dal Pd, a Conte, ai sindacati che a breve scenderanno in piazza per la pace, forse dimenticandosi di aver votato sia alla Camera che al Senato per l’invio di armi in Ucraina, per le sanzioni alla Russia e di aver sostenuto Draghi portandoci di fatto in una guerra e come continua a fare il nuovo presidente del consiglio Meloni.
Del nuovo governo plaude l’aver chiuso l’era pandemica, ritrovando nelle parole della Meloni le stesse parole che trentuno mesi fa, con grandissimi sforzi, con grandissimi sacrifici e spesso in solitudine, subendo anche delle repressioni da stato totalitario, già diceva Castellino e il mondo del dissenso e cioè che la gestione della pandemia è stato un fallimento totale e che l’utilizzo del green pass niente altro è stato che “ un esercizio coercitivo e ricattatorio per obbligare i cittadini a vaccinarsi”.
Intellettualmente coerente, sottolinea il buon lavoro svolto fino qui dall’attuale ministro alla salute, del quale ammette non aveva fiducia, sul reintegro dei sanitari e lavoratori sospesi e sull’ accantonamento dell’apartheid del green pass, ma il nodo focale per Castellino non è solamente ora capire dove e a chi sono finiti i milioni di euro spesi da Arcuri o dalla regione Lazio per cui Zingaretti è indagato, ma sono tutti quei lavoratori licenziati, di imprenditori che a causa dei lock down hanno chiuso le loro attività o si sono indebitati fino al collo per sopravvivere.
La domanda di Castellino è chiara, chiudendo con la pandemia chi risarcirà queste vittime di una gestione assurda e nemica del popolo,ora che questo nuovo governo, contraddizione nella contraddizione, che in gran parte aveva appoggiato il governo Conte prima, chi quello Draghi poi, che inneggiava alla repressione con i manganelli e il pugno di ferro per chi dissideva, chiude definitivamente con la pandemia?
Oggi le parole che sono state il grido di lotta di tutti gli italiani liberi sono le stesse parole sulle labbra del governo, e di questo Castellino esulta perché chi ha come lui resistito oggi ha vinto, perché con la rabbia e la determinazione ha piegato il regime costringendolo oggi a dire che avevamo ragione.
Italia Libera chiede che tutte queste persone vengano risarcite, che Conte, Draghi e il ministro Speranza debbano essere accusati di estorsione perché se è vero quello che dice il Presidente del consiglio e l’attuale Ministro della Salute e cioè che la gestione pandemica è stato un fallimento, che i vaccini non contrastano il contagio, che il green pass è stato un apartheid inutile, si deve anche dire con forza che tutto ciò è stato solo il mezzo per arrivare al fine di una vaccinazione coercitiva di massa in cambio della propria libertà.
Ed è per questo che Castellino promette che Italia Libera, il mondo del dissenso vigileranno affinchè chi ha subito tali restrizioni venga risarcito.
Torna a parlare anche di se Castellino, riguardo alla sua sorveglianza speciale, che lo ha raggiunto perché ha osato “opporsi alle politiche di misura sanitaria” chiedendosi se oggi il governo ritiene quelle misure ingiuste, perché tale misura non decade?
Perché tali misure non vengono sospese per chi come lui, a causa di leggi speciali, ha subito e subisce ad oggi restrizioni di libertà?
In questa giornata dove in tutte le regioni Italia Libera scende in piazza con le bandiere russe, tutte mobilitazioni autorizzate, tutte pacifiche, per dire si alla pace, no alla guerra, fuori dalla Nato, fuori dall’Europa, stop alle sanzioni, per una pace non solamente a parole ma come dice il capo politico di Italia Libera, una pace che si costruisce non inviando più armi all’Ucraina, tornando a dialogare con uno dei paesi coinvolti nel conflitto.
Riagganciandosi al discorso del presidente del Consiglio Meloni, ricorda Enrico Mattei, grandissimo italiano, partigiano e patriota, che chiedeva sovranità economica, uscita dalla Nato, rendendo l’Italia un paese indipendente e sovrano, si chiede Castellino, con mente acuta e sempre alla ricerca di risposte a domande che nascono tra le righe di un discorso, come si potranno coniugare le posizioni filo-atlantiste e filo-Nato, imperialiste, guerrafondaie e di totale sudditanza alla Nato e europeiste del presidente Meloni alle posizioni autenticamente sovraniste, indipendentiste, sociali e popolari di Enrico Mattei così palesemente in antitesi.
Castellino dice che ci vuole il coraggio di Enrico Mattei, che ha pagato con la vita le sue posizioni e il suo opporsi agli occupanti americani, che ci vuole coraggio ad essere davvero anti-capitalisti e anti imperialisti in una nazione occupata militarmente ed economicamente come l’Italia.
Per queste ragioni oggi Italia Libera alza le bandiere della Russia e dell’Italia, perché c’è la volontà che torni un dialogo in un mondo multipolare, non in un mondo globalista e globalizzato, con un modo di sviluppo totalmente diverso per le nazioni rispetto al capitalismo, perché è impensabile che qualsiasi stato provi ad opporsi a questo modello capitalistico di stampo americano debba essere considerato uno stato canaglia e un popolo nemico.
C’è il resto del mondo, Europa a parte, che non vede in Putin e nella civiltà russa un nemico e che è stanco delle guerre imperialistiche americane e delle così dette “esportazioni di democrazia”.
Non vuole trovarsi tra due anni e mezzo ad ascoltare un presidente del Consiglio che ci dica che le sanzioni alla Russia sono state un fallimento, che la guerra non andava fatta, che forse Putin aveva ragione e che chi ha manifestato come sempre sotto repressione del sistema, attaccato dai giornali, vedi l’agonizzante Repubblica, aveva ragione.
Incalza i presenti con domande provocatorie, rivolte ai giornalisti in sala ma alla fine a tutte quelle persone che ancora cercano di ragionare con il proprio pensiero, chiedendoci se nella narrazione della Guerra e della pandemia ci sia la stessa strategia.
Si augura ci sia presto chi capisca che stiamo andando verso una guerra globale e purtroppo forse nucleare, e si chiede chi si assumerà la responsabilità anche morale di aver taciuto le menzogne, le bugie e gli interessi finanziari ed economici che ci stanno portando ad una guerra di questo tipo.
E qui incalza nuovamente i giornalisti presenti, che distolgono imbarazzati gli sguardi, quando guardandoli in faccia sottolinea come abbiano sempre taciuto sulla guerra che imperversava in Dombass, dei russi trucidati dagli Ucraini, che abbiano lasciato dire la verità al senatore Berlusconi senza avere neanche il coraggio di chiedergli come mai avesse aspettato questo momento per dire delle ovvietà che chi conosce la situazione in Donbass sa perfettamente e non le avesse invece dette quando appoggiava in toto il governo Draghi sulle sanzioni alla Russia o sull’invio di armi in Ucraina, come mai non avesse mai detto quelle stesse frasi a marzo scorso.
Sottolinea come non ci sia stato un giornalista libero, che abbia avuto il coraggio di andare contro il pensiero unico e fare la domanda che ogni persona la mondo avrebbe fatto, anche per rispetto di tutte quelle persone che leggono i giornali o vedono la tv, per rispetto della dignità di ogni persona della quale hanno la responsabilità di informazione.
E’ un fiume in piena Castellino quando chiede ai giornalisti presenti, come mai nessuno di loro, dei loro colleghi si è posto la domanda di come mai le restrizioni e sanzioni valgano solo per le imprese italiane che stanno sprofondando nella povertà mentre Berlusconi e Putin si scambiano vino e vodka come i vecchi tempi, come mai bollano chi invece queste domande le fa come “ideologico” e invece non come domande pertinenti, utili e provocatorie.
Sottolinea come se ci fossero state queste domande probabilmente si sarebbe potuto aprire un dibattito pubblico e collettivo e forse si sarebbero potute trovare delle soluzioni diverse che inviare armi in Ucraina, visto che i vari personaggi che inneggiano all’invio delle stesse non sembrerebbero mai i candidati ideali a fare i soldati (i vari Fedez o Damiano dei Maneskin, personaggi antropologici culturali che proponiamo di fronte ad una guerra).
Castellino continua a dire che è facile prendere un dissidente, bollarlo per scelte fatte, ma che con la realtà che stiamo vivendo non hanno nulla a che fare senza invece cercare un dialogo, un confronto, in un momento così delicato dove se scoppiasse la guerra a perdere il lavoro, a vivere al freddo, alla fame e forse sotto le bombe non ci finiranno quelli di destra o di sinistra, gli ex fascisti o gli ex coministi, gli anti fascisti o gli anti comunisti ma tutti noi, perché i nostri figli non avranno futuro in questo paese, ancora ci si divide per quello che è successo un secolo fa nella nostra nazione, ma Castellino non ci cade più consapevole che di quelle divisioni non importa più a nessuno.
Prende come esempio personaggi della nostra storia popolare come Peppone e don Camillo che sono riusciti a riappacificarsi.
Dice che il dissenso vuole resistere alla guerra, al caro energia, per tornare ad una memoria condivisa ma per davvero, no come spot governativo e che le politiche di Mattei prese ad esempio dovrebbero essere attuate per davvero ma non solo per piano d’Africa ma anche per il piano della nostra nazione.
Fa un imbocca al lupo a chi tra poco scenderà in piazza a Roma, quella piazza che dal regime gli è stata negata, plaude i palermitani accolti al consolato russo, così come Verona, Milano e Torino.
Ci anticipa che saranno piazze radicali e rivoluzionarie nel messaggio che Italia Libera vuole dare, perché su questo tema non si faranno passi indietro, per la pace, il lavoro e la libertà, contro la guerra, che la disoccupazione, il precariato, il carovita, il caro bollette e privazioni di libertà appartengono agli avversari di Italia Libera.
di Ramona Castellino