di Diego Fusaro
Il programma politico della destra bluette e quello della sinistra fucsia coincidono, sia pure in forma speculare e asimmetrica: per la destra bluette, il pilastro programmatico è arginare la sinistra fucsia; per la sinistra fucsia, il nucleo programmatico è arginare la destra bluette.
L’arcobalenico Enrico Letta e il cavaliere ultraliberista di Arcore, Silvio Berlusconi, lo hanno esplicitato nel modo più lampante.
Nascosto da questa differenza, che assume la forma di una commedia pittoresca, vi è lo stesso identico programma, che si condensa nel pensiero unico del liberismo: sovranità insindacabile del mercato, che ha sempre ragione; e fedeltà insindacabile al patto atlantico, vale a dire subalternità perenne dell’Italia a Washington e al suo imperialismo.
Insomma, destra bluette e sinistra fucsia, in questa commedia pittoresca, assumono le fattezze di due calvi che lottano per conquistare il pettine che, in ogni caso, non potranno utilizzare: sì, perché, sia quel che sia, né la destra bluette né la sinistra fucsia decidono nulla; esse si limitano a ratificare le scelte sovranazionali prese dai mercati, dalla BCE, dal FMI e da Washington.
Insomma, la lotta tra destra bluette e sinistra fucsia è lo scontro fittizio tra le due ali dell’aquila neoliberale, egualmente vincente – a priori – quale che sia poi in concreto la parte vincente, destra o sinistra.
È il nucleo di quello che appello alternanza senza alternativa: la cui immagine più efficace trovate nella “Commedia” di Dante, allorché il sommo poeta, nel sesto canto del “Purgatorio”, immagina Firenze come una donna malata che, stesa nel suo, giaciglio si volta ora sul lato destro, ora su quello sinistro, per trovare un momentaneo sollievo rispetto a una condizione di sofferenza destinata a persistere: “vedrai te somigliante a quella inferma che non può trovar posa in su le piume, ma con dar volta suo dolore scherma”.