di Ramona Castellino
Mi è capitato di imbattermi in uno studio molto interessante e quanto mai attuale del Professore Matthias Desmet, psicologo, psicoanalista, esperto di psicologia di massa e docente dell’Università di Gent in Belgio.
Egli ci parla di una “formazione di massa” che avviene dove regna uno stato di ansia e paura tra le persone, che crea un vero e proprio cambiamento sociale e spalanca le porte verso un totalitarismo di stato, attraverso una “riorganizzazione psicologica” del sistema sociale.
Con l’avvento del covid e con le poche informazioni che si avevano sul virus, abbiamo assistito ad una vera e propria reazione di panico sociale. Il professor Desmet sottolinea come questa reazione sia da ricercare nelle abitudini e nella quotidianità della popolazione ante-covid, la quale viveva già in condizioni di insoddisfazione, stremata dai ritmi della vita moderna, dal lavoro, dalle difficoltà economiche. Per il Professore è impossibile comprendere le ragioni della crisi che stiamo vivendo se non si tiene conto della profonda crisi socio-economica e culturale mondiale e l’insoddisfazione esistenziale della popolazione.
Ci spiega come la popolazione non avrebbe mai accettato chiusure, privazioni delle libertà personali, auto isolamenti, senza opporsi, anzi quasi caldeggiandole, se non vi fosse stato un forte condizionamento sociale atto ad “indurre gli individui a mettere da parte psicologicamente le motivazioni egoistiche e individuali”.
In questo scenario non sorprende quello a cui abbiamo assistito e cioè l’avvento di una società totalitaria.
Tutti noi abbiamo assistito all’inquietante fenomeno dove l’oggettività si tramuta nel suo opposto, persone ritenute da noi acculturate, a volte dotte, pensanti, si tramutassero improvvisamente nel loro opposto.
“C’è una connessione sinistra tra l’emergere di questo tipo di scienza assolutista e il processo di manipolazione e totalitarizzazione della società. I nascenti regimi totalitari ricorrono tipicamente a un discorso scientifico”.
Abbiamo visto come oggi c’è un amore quasi viscerale verso cifre e statistiche “che degenerano rapidamente in propaganda”.
E fino qui tutto come da copione: nella società c’è sofferenza psicologica diffusa e allora arriva la narrazione terroristica del covid, verso il quale la popolazione lega la sua paura e il suo disagio. Nel frattempo il mainstrem esegue il suo compito di propaganda nel combattere tutti uniti il feroce assassino. Chi assolve questo compito (scienziati, virologi-veline, politici dell’ultima ora, giornalisti e giornalai) ha in cambio un enorme potere sociale e economico.
“Il loro potere psicologico è così grande che, su loro suggerimento, l’intera società rinuncia bruscamente a una serie di costumi sociali e si riorganizza in modi che nessuno all’inizio del 2020 riteneva possibile”
“Lavorare insieme contro il virus crea una sorta di intossicazione, che si traduce in un enorme restringimento dell’attenzione, in modo che altre questioni, svaniscano sullo sfondo”
Ed è qui che viene dato un ruolo alle persone, creando loro il mito del “giusto e corretto cittadino” che in nome del virus e della sua distruzione è capace di enormi atrocità verso chi non la pensa come lui, ma anche contro se stesso. E’ talmente offuscato da non avere nessuna esitazione a sacrificarsi in nome di un qualcosa a loro dire di più grande e di un “bene collettivo” e anche a rendere il proprio corpo, la propria salute a disposizione della scienza, oltre che la propria libertà.
C’è una sostanziale differenza tra uno stato dittatoriale ed uno totalitario. Il primo stronca ogni tipo di opposizione. Il secondo taglia tutti i legami sociali della popolazione, nella loro sfera privata. “Il totalitarismo è così concentrato sul controllo totale che crea automaticamente sospetti tra la popolazione, inducendo le persone a spiarsi e a denunciarsi a vicenda”.
Lo stato totalitario non ha bisogno di basarsi sulla politica, divenuta solo uno strumento ad uso e consumo per il raggiungimento dello scopo, ma ha bisogno che le persone credano fermamente nel pensiero scientifico, su cifre e statistiche, aprendo così le porte ad un governo tecnocratico.
Sull’onda di questa ideologia la popolazione viene sottoposta a continui interventi medici preventivi, come le campagne di vaccinazione. Il loro fallimento, dopo il condizionamento sociale e la totalitarizzazione della società, farà gettare la colpa su “coloro che non sono d’accordo con la narrazione e solo dopo aver eliminato l’opposizione, lo stato totalitario mostrerà la sua forma più aggressiva”.
In poche parole un mostro che mangia i suoi stessi figli.
Ed è qui che mai come ora è importante capire il ruolo di quella popolazione, ampiamente sottostimata, che non ha seguito la narrazione, quelle “cellule impazzite” che hanno resistito nonostante tutto. E parliamo di persone molto diverse tra loro, per status sociale, per cultura, per capacità intellettuale, per educazione o per credo politico. E sono proprio queste persone che oggi vengono chiamate ad unirsi in un unico grande fronte che sia in grado di arginare la deriva tecnocratica e totalitarista mondiale.
Il “dissenso” ha una grande opportunità. Unire la propria voce, come già ha dato testimonianza di saper fare nella Piazza del 9 Ottobre, mettendo da parte ideologie, personalismi, partiti vari, in un’unione che crediamo fortemente sia l’unica strada da percorrere.