Maurizio Murelli
Natalia Melentyeva, filosofa, madre di Darya Dugina, presenta Ghejdar Džemal’.
Premessa mia.
A Mosca, a partire dagli anni Sessanta e fino agli inizi degli anni 2000 ha operato un sodalizio che va sotto il nome di Circolo Južinskij. Di questo circolo hanno fatto parte uomini di altissimo spessore, filosofi, esoteristi, tradizionalisti, poeti che, si può ben dire, sono stati tra gli artefici della rinascita dello spirito tradizionale russo. È all’interno di questo “circolo” che si è formato Aleksandr Dugin, ed è tra alcuni dei personaggi che ne facevano parte che Dugin riconosce i suoi maestri, in particolare Evgenij Golovin e Ghejdar Džemal’. AGA Editrice, grazie ad una motivatissima squadra di curatori) si ripropone di portare a conoscenza dei lettori interessati la natura e l’azione propria del “circolo”, le biografie, le bibliografie e il pensiero degli uomini straordinari che ne hanno fatto parte. E a tal fine sono in via di traduzione e elaborazione non meno di una decina di libri dedicati a questi uomini e alle loro opere. Tra questi libri ce ne uno di Natalia Melentyeva dal titolo “Gli Altissimi sconosciuti” (titolo russo), in cui la madre di Darya dedica pagine poetiche ad ogni sodale di Aleksandr Dugin che componevano il “circolo”.
Quel che segue è uno stralcio del libro in questione che mette in luce la natura di Ghejdar Džemal’, autore dell’ultimo libro edito da AGA.
«Qualsiasi riferimento alla memoria, alla creatività, alla personalità di Ghejdar Džemal’ implica una riflessione sull’attualizzazione dei veri significati, dimensioni e contesti del suo pensiero. Viviamo in un tempo escatologico di particolare intensità e velocità degli eventi, con tensioni tra l’inizio e la fine dei tempi, tra memoria e progetto, tra mancanza e scoperta di significati che richiedono di essere estratti dai flussi caotici, compresi e decodificati. Stiamo vivendo gli ultimi tempi, definiti come “tempo della fine”, “apocalittico” o “tempo messianico”. E gli eventi mondiali si stanno evolvendo rapidamente.
Finora abbiamo esercitato una certa riservatezza riguardo alla creatività di Ghejdar Džemal’, in particolare riguardo alla fissazione e all’attrazione dei contesti del suo pensiero. Abbiamo posto limiti alla ricerca di corrispondenze e parallelismi tra le sue intuizioni e altri complessi spirituali nella storia, ponendo le sue visioni su un piedistallo di unicità e senza precedenti, riconoscendo ciò che dice al di fuori del contesto.
Ma forse è arrivato il momento di iniziare a esplorare l’abisso delle intuizioni, delle idee estremamente illuminate, dei sincretismi strani, delle armonie e delle visioni del pensatore. Saremo in grado di farlo e saremo abbastanza saggi da farlo considerando il tempo di grave carenza intellettuale e lo stato di coscienza misero e dannoso che il mondo moderno ci impone?
Ghejdar Džemal’ credeva che le tesi fondamentali del suo unico messaggio metafisico non derivassero affatto da un dialogo o da una polemica con fenomeni intellettuali: egli considerava il suo pensiero come una Voce venuta da Nessun luogo e rivolta a Nessuno, come una Parola nella Notte. Egli riteneva che il suo pensiero fosse assolutamente autoriflessivo e che ogni parola del suo messaggio dovesse essere compresa nella completezza delle sue intuizioni, nel flusso unificato dell’ispirazione. Egli viveva il pensiero come un atto iniziatico, come un’esperienza d’invasione dell’Altro. E riteniamo completamente veritiero il resoconto del maestro, partendo dal presupposto che il suo pensiero si è illuminato come una rivelazione improvvisa e come l’annuncio di qualcosa di profondo e significativo[…]».
(https://www.facebook.com/share/p/osxvvDgtkKRrt9nQ/)