Di Riccardo Bianchi
Chi sta aiutando di più l’Ucraina e perché? Che interessi hanno le nazioni che stanno sostenendo la scellerata guerra? Questa è la domanda alla quale cercheremo di rispondere per tutti i lettori de L’Italia Mensile, che continuano a scriverci per avere un punto di vista sull’argomento.
Partiamo da un dato. A marzo 2022 all’Assemblea Generale dell’ONU 141 Paesi sostenevano l’Ucraina, mentre ce n’erano solo 52 contrari. Nel mese di agosto sono 57 i Paesi sostengono l’Ucraina, mentre sono diventati 136 i contrari. Cosa sta succedendo, quindi, al di là della campagna mediatica del mainstream?
Guardando l’interessantissimo grafico che segue, possiamo vedere come aiuti militari, finanziari e umanitari all’Ucraina da parte dei maggiori Paesi europei arrivino soprattutto dal Regno Unito. Se qualcuno avesse ancora dei dubbi su chi davvero sta spingendo la guerra in Europa e perseveri ad ogni costo, fate riferimento al paese in blu!
Gli Stati Uniti dell’attuale presidente Biden stanno contemporaneamente cercando la destabilizzazione dello scacchiere geopolitico nella zona dello Stretto di Taiwan, mentre continuano a sostenere economicamente e militarmente le forze ucraine.
Se non foste ancora conoscenza di questo fatto, sappiate che la US NAVY ha diramato un comunicato il 28 agosto scoro in cui si diceva che “il transito delle navi [incrociatori USS Antietam e USS Chancellorsville, nda] attraverso lo Stretto di Taiwan dimostra l’impegno degli Stati Uniti per un Indo-Pacifico libero e aperto”. Capito
Mentre, da un lato, ci sono gli anglo-americani che accelerano un processo di riarmo in Europa, ci sono però Paesi in Europa che non accettano il suicidio economico. Serbia e Ungheria, per esempio, hanno stretto un accordo che vedrà l’Ungheria immagazzinare nei suoi impianti di stoccaggio tra 300 e 500 milioni di metri cubi di gas, acquistati dalla Serbia.
La Serbia importa gas dalla Russia ad un prezzo molto conveniente. Belgrado acquista da Gazprom 2 miliardi di metri cubi di gas – tra il 63% e il 64% del totale necessario – ad un costo complessivo di €800 milioni. Se Belgrado dovesse comprare il gas agli attuali prezzi di mercato europei, infatti, andrebbe in bancarotta. Ed ecco spiegato come mai non stiano entrando direttamente o indirettamente nella guerra sul suolo ucraino.
L’Ungheria, privilegiando una politica di difesa nazionale, ha dichiarato di non essere pronta a discutere di ulteriori sanzioni antirusse, ovviamente. Per bocca del ministro ungherese del Commercio estero e delle Relazioni economiche con l’estero, Péter Szijjártó, ha dichiarato che Budapest non discuterà ulteriori sanzioni antirusse in nessun settore.
Lo stesso Szijjártó ha sottolineato che l’Ungheria non è l’unico Paese a non aderire alle sanzioni contro la Russia, affermando che questo è “un fattore di stabilità politica e di coraggio politico” che alcuni altri Paesi “non hanno”…come l’Italia, per esempio! Szijjártó ritiene che i Paesi che non hanno aderito alle restrizioni anti-russe siano attualmente sotto pressione da parte del “mainstream liberale”.
Da parte italiana, in realtà, l’appiattimento su posizione atlantiste è ormai dominio pubblico, con l’avallo di tutti i politici della destra bluette e della sinistra fucsia. Il ministro degli Esteri, Luigi di Maio, ha incontrato a Kiev il presidente ucraino Volodymyr Zelensky il 25 agosto, con tanto di video su Telegram, in cui si nota anche l’ambasciatore italiano a Kiev, Pierfrancesco Zazo. Zelensky ha ringraziato ancora una volta l’Italia per il sostegno all’Ucraina. Tutti felici, tutti contenti, come se non si stesse parlando di una guerra che rischia di risucchiare tutta Europa.
Chi sta quindi finanziando le truppe ucraine di Zelensky? Troviamo per esempio la Germania, con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha annunciato il 24 agosto “ulteriori forniture di armi a Kiev, per un valore totale superiore a 500 milioni di euro”. “Kiev riceverà altri tre sistemi di difesa aerea Iris-T, una dozzina di veicoli corazzati da recupero, 20 lanciamissili, munizioni di precisione e attrezzature anti-drone. Le consegne dovrebbero avvenire nel 2023, ma in parte anche prima”, ha spiegato Scholz.
La guerra arricchisce le industrie che producono armi e munizioni, svuota le riserve “in scadenza” e aiuta gli Stati che collaborano a questa guerra a risultare più affidabili in ambito NATO. Ecco dove sta il vero problema. Proprio la NATO a guida USA, ovviamente, che grazie allo spirito bellicoso di Biden, vede rinvigorire la strategia del foraggiamento delle guerre senza coinvolgimento diretto (almeno in apparenza). Ricordiamoci che gli USA hanno stanziato altri 3 miliardi di dollari per aiuti militari a Kiev proprio pochi giorni fa…
E dove sta l’altro affare? Nella ricostruzione, ovviamente! Si sono già spartiti il bottino! Gli inglesi nella regione della capitale Kiev. Americani e turchi a Kharkiv, seconda città dell’Ucraina. A Nord, i tedeschi a Chernihiv e i canadesi a Sumy. A Sud i danesi a Kherson, i belgi a Mikolaiv ed i francesi a Odessa, in compagnia degli svizzeri. Gli italiani, infine, nel Donetsk, regione del Donbass (anche se ormai la zona è sotto controllo russo). Guarda caso questi sono gli Stati che stanno finanziando di più… Tutto chiaro ora?