Spiegare ad un bambino cosa sia il Capitalismo, in estrema sintesi, è molto semplice. Basta questa immagine. Dove ci sono tante persone che si bagnano, quando piove, ce n’è una sola che possiede tanti ombrelli, che non condivide. Possiamo discutere sui motivi per cui non lo fa, ma il sistema distributivo della ricchezza è tutto lì.
E se volessimo allargare il discorso a livello globale, riconosceremmo subito il capitalismo assoluto del cosmopolita (o globalista, se preferite). Chi è? È chi ci chiede di abbandonare la nostra identità, particolare, unica, storica e tradizioanale, per aprirci ad un’identità più grande, per alcuni quella europea, per altri la più generica umanità.
Ma l’effetto prodotto è, in ogni caso, la perdita dell’identità, non la conquista di un’identità più grande. Ecco che il globalista, figlio del capitalismo assoluto, vuole la globalizzazione dei nuovi servi della gleba, quella che l’amico Fusaro ha chiamato glebizzazione, a ragione.
Delle due l’una: o si è per il rispetto delle identità, che comporta la reciprocità, oppure si fa come i globalisti rossi o a stelle e strisce o anche europei, che vogliono esportare il loro modello a suon di bombe, da una parte, o a suon di mercificazione dell’uomo, facendo prevalere il materialismo su qualsiasi forma di spiritualità, dall’altra.