L'Italia Mensile

Cecità a Ovest

Bando alla chiesa ortodossa e minacce atomiche: Kiev, tutto è perdonato

Domenico Gallo

La narrazione mainstream della guerra in corso come un episodio della lotta delle “democrazie” contro le “autocrazie”, che vede l’eroica Ucraina combattere contro il gigante Russo per difendere il “mondo libero” dai progetti imperiali di Putin, qualche volta inciampa nei fatti che squarciano il velo di menzogne che nutre questa favola.

I fatti ci dicono che il Parlamento ucraino il 20 agosto ha approvato in via definitiva la legge che sopprime la Chiesa ortodossa di Onufrio, quella non autocefala, canonicamente legata al Patriarcato di Mosca.
Ciò, malgrado la Chiesa ortodossa avesse preso le distanze dall’invasore il giorno stesso dell’avvio della guerra.

Sopprimere una Chiesa con milioni di fedeli, è un fatto che stride con la narrazione ufficiale di un paese aggredito che combatte per difendere la libertà.

Non potendo raccordare i fatti con la narrazione ufficiale, il circo mainstream ha reagito cancellando questo spiacevole episodio, come se non fosse mai avvenuto.

Ma il silenzio connivente dei media è stato svergognato dal grido levato da Papa Francesco all’Angelus: “Continuo a seguire con dolore i combattimenti in Ucraina e nella Federazione Russa, e pensando alle norme di legge adottate di recente in Ucraina, mi sorge un timore per la libertà di chi prega (…) Per favore, non sia abolita direttamente o indirettamente nessuna Chiesa cristiana. Le Chiese non si toccano!”.

In proposito merita di essere divulgato l’intervento dell’arcivescovo metropolita della Chiesa Ortodossa italiana, Filippo Ortenzi: “La Chiesa Ortodossa Italiana ha appreso con dolore la delibera della Duma ucraina di mettere fuorilegge la Chiesa Ortodossa Ucraina, nonostante questa abbia rotto formalmente il legame che la univa al Patriarcato di Mosca. (…) Quella tra Russia e Ucraina è una guerra fratricida tra popoli ortodossi, come ha affermato il metropolita ortodosso ucraino Onufrij. I popoli russo e ucraino provengono dalla stessa fonte battesimale del Dnepr e una guerra tra loro è una ripetizione del peccato di Caino, che uccise il suo stesso fratello. Una tale guerra non può essere giustificata né da Dio né dal popolo. Non si può cancellare la storia con un colpo di spugna oppure con una legge. (…) La soppressione di una Chiesa, che neppure Stalin, pur perseguitandola aspramente, non si azzardò mai a sopprimere, (…) non può che suscitare lo sdegno di tutti coloro che reputano la libertà religiosa come uno dei diritti fondamentali dell’uomo”.

Parole sante, sarebbe il caso di dire; peccato che nessuno ha voluto ascoltarle.

Dobbiamo concludere che a Zelensky, unto del Signore, tutto è concesso, non solo sul piano della repressione interna, ma anche su quella della conduzione delle ostilità.

Infatti, l’offensiva scatenata da oltre due settimane con la penetrazione di reparti corazzati ucraini in Russia nella regione di Kursk, ha dimostrato che sono cadute tutte le linee rosse che gli alleati occidentali avevano imposto all’Ucraina. Non ci sono più limiti all’uso sul territorio russo di qualsiasi tipo di armi fornite dalla Nato.

Anche questa operazione azzardata ha avuto la scorta mediatica del circo mainstream, che ha oscillato fra giustificazione e glorificazione.

Non tutto però può essere giustificato, ci sono dei pericoli gravi che non possiamo non vedere.
Il rischio è quello di una catastrofe nucleare se venisse colpita la centrale nucleare di Kurchatov, situata a circa 50 km a ovest di Kurk.
Questo sito nucleare, costruito dall’Unione Sovietica nel 1971, è particolarmente vulnerabile a causa della mancanza di strutture di contenimento in cemento sopra i reattori. I reattori RBMK-1000 della centrale di Kurchatov, simili a quelli utilizzati a Chernobyl, sono noti per la loro fragilità.

Questi reattori funzionano ad acqua bollente a circuito chiuso, il che li rende particolarmente suscettibili a incidenti che potrebbero portare al rilascio di radiazioni anche in assenza di un attacco diretto.

Un attacco anche limitato potrebbe causare danni irreparabili e provocare una catastrofe nucleare.

Non si tratta di un rischio ipotetico.
È accertato che la notte del 22 agosto è stato intercettato un drone ucraino lanciato contro la centrale nucleare di Kurchatov.

Fatto sta che questa notizia non ​ esiste nei media occidentali, che hanno deciso di occultarla.

Dobbiamo aspettarci una nuova Chernobyl prima di comprendere che non tutto può essere permesso a Zelensky.

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