di Ramona Castellino
Il caso Sala tiene banco in questi giorni.
Relegarlo come prassi dei media ad un ennesimo comportamento totalitario dell’Iran è pressoché fuorviante.
La giornalista italiana,da fonti della Farnesina, è in buone condizioni e trattata con dignità.
Ha incontrato un’ambasciatore italiano, può telefonare alla famiglia, non è in isolamento ma in una cella da quattro persone, le sono state fornite le sigarette.
Chissà se la stessa cosa la possono affermare i nostri detenuti in Italia, ma si sa che i brutti e i cattivi sono sempre “gli altri”.
Ma la libertà di stampa con questa vicenda c’entra poco o nulla in quanto l’arresto della donna avviene subito dopo l’arresto dell’imprenditore iraniano in Italia. Ordine dato direttamente da Washington.
Nonostante quindi il comportamento iraniano possa sembrare illecito, il punto focale rimane quello che l’Italia, da colonia americana quel è, non può sottrarsi dal dicktat statunitense.
Sicuramente la nostra “diplomazia” riuscirà a riportare a casa la sua connazionale, ma resta il dato inconfondibile che pone l’Italia come serva degli ordini di Washington, anche quando questi vanno contro gli interessi nazionali che sono subordinati a quelli degli Usa.