di Fabio C. Maguire
Il G7 si è concluso con un comunicato ufficiale che traccia le direttrici politiche prioritarie del blocco occidentale, indicando come preminente la lotta tra “democrazia e autocrazia” che si sta sviluppando nella crisi ucraina.
Il conflitto europeo, secondo le valutazioni dei leader mondiali, deve tendere non tanto “alla giusta liberazione dell’Ucraina”, quanto all’annientamento della Russia in termini politici ed economici.
La Federazione Russa, secondo il documento pubblicato dal G7, dovrebbe accettare una resa incondizionata, una velenosa penetrazione economica dell’Occidente e un processo farsa per crimini di guerra neanche troppo appurati.
La Russia dovrebbe essere smantellata e annichilita per poter esser attentamente controllata e supervisionata dai democratici occidentali.
La disarticolazione della potenza russa dovrebbe fungere da monito per la Cina, da preavviso al fine di limitare l’esponenziale crescita di Pechino e la sua crescente influenza nel mondo.
Si comprende pienamente, a questo punto, il concetto di “guerra esistenziale” di Putin e le parole del Ministro Lavrov, “usare qualunque mezzo…”.
In Ucraina si sta giocando una partita decisiva per la stessa esistenza della Federazione Russa, minacciata da un Occidente collettivo sempre più aggressivo e bellicoso.
Nonostante la sua furia militarista, il G7 perde aderenza nel mondo.
La comunità occidentale, paradossalmente, è sempre più isolata e distaccata dalla realtà.
Infatti, il diretto concorrente, l’Alleanza dei BRICS, è sempre più attrattivo e “popolare”, specie nel Terzo Mondo.
A tal proposito sale quotidianamente il numero di paesi intenzionati ad aderirvi.
Secondo un documento stilato dalla Segreteria dei BRICS sarebbero venticinque le nazioni interessate e che hanno avanzato la candidatura.
Nello specifico si tratta di Afghanistan, Arabia Saudita, Algeria, Argentina, Bahrein, Bangladesh, Bielorussia, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Iran, Kazakistan, Messico, Nicaragua, Nigeria, Pakistan, Senegal, Sudan, Siria, Thailandia, Tunisia, Turchia, Uruguay, Venezuela e Zimbabwe.
L’Alleanza si sta preparando ad accogliere paesi dotati di grandi risorse, in particolare di gas naturale e petrolio, esempio l’Arabia Saudita, e potenzialmente attori chiave nel mercato internazionale dell’energia.
Ma la vera forza attrattiva dei BRICS è la volontà, dei suoi fondatori, di costruire un sistema economico e mercantile stabile, favorendo gli scambi e gli investimenti, promuovendo il multilateralismo e la stabilità.
Punta di diamante è il processo di de-dollarizzazione, ossia il tentativo, già in atto, di sostituire il dollaro come moneta di scambio, incentivando l’uso di monete nazionali.
Questa è una valida reazione all’utilizzo del dollaro come arma da parte di Washington.
Si starebbe, ultimamente, lavorando al fine di creare una moneta comune per facilitare i pagamenti, considerando il fatto che i tassi di scambio delle valute nazionali cambiano in continuazione.
La BRICS è sostanzialmente differente dal G7, mentre quest’ultimo è un’organizzazione finalizzata al mantenimento del sistema unipolare e dell’egemonia americana, la prima è un’Alleanza tesa alla costruzione di un nuovo ordine multipolare, sostenitrice del policentrismo e dello sviluppo reciproco.
Non sorprende con ciò di osservare come siano principalmente paesi del Terzo Mondo a richiedere un posto nei BRICS, a lungo oppressi e sfruttati dall’imperialismo occidentale e volenterosi di emanciparsi.