Claudia Placanica
“C’è ancora domani” è il nuovo “La vita è bella”: stessa furbizia del soggetto, stessa debolezza della regia e della recitazione.
Confezionati per piacere a milioni di connazionali e con protagonisti straccioni e vittime resilienti che tanto piacciono ad Hollywood.
Le marchette ai padroni a stelle e strisce non mancano e, nel film della Cortellesi, sono sotto forma di simulacri della cultura woke.
Per i nostri padroni, il neorealismo è l’unico destino cinematografico dell’Italia e, quindi, trovano in un prodotto mediocre la sfiga come precondizione dell’esotica miseria.
La vera miseria italiana, invece, è tutta nell’abbrutimento culturale per cui i quotidiani non hanno più neanche un critico cinematografico. Chiunque veda il film può definirlo capolavoro ed elogiare la “poliedricità” delle espressioni della Cortellesi come se stesse parlando del più grande interprete del metodo Stanislavskij.
(Fonte: https://t.me/ancoraitaliapartito)