Muore a 47 anni nel carcere di Rebibbia: aveva avuto un malore, ma il medico l’ha lasciata in isolamento.
La donna era in una cella da tre giorni.
Solo un anno prima anche il suo compagno era morto nella stessa prigione.
Era una terribile criminale?
No. Una tossicodipendente che nemmeno avrebbe dovuto essere nelle patrie galere.
Nessuna comunità, solo ordinanze di custodia cautelare. Senza pietà.
“Condannata a morte!” da un sistema giudiziario e carcerario che andrebbe riformato dalla A alla Z!
Doveva firmare quotidianamente davanti alle forze dell’ordine.
Non lo ha fatto perché afflitta da problemi di tossicodipendenza ed invece di essere aiutata sabato scorso è stata accompagnata nella sezione femminile del carcere di Rebibbia, che è diventata la sua tomba.
Oggi, giornata della donna, piangiamo ancora una vittima di un sistema vecchio, vendicativo, da rifondare.
Non chiediamo mimose, inutili manifestazioni, ma Amnistia, riforma giudiziaria e carceraria.