Lo diciamo da tempo, la repressione e la criminalizzazione dopo il 9 ottobre è servita al regime per soffocare il fronte del dissenso, ma non solo…
Il sistema, sapendo che quei milioni di italiani non sarebbero stati cancellati nemmeno da arresti e massacri mediatici, ha anche frantumato la resistenza, utilizzando vecchi politicanti e sciacalli vari, fino al 9 ottobre cacciati e tenuti ben lontani dalle piazze.
Ed ecco che Paragone, con le sue mascherine tricolore e il “Battaglione Azov de noantri”, ha provato a prendersi la “destra”, Toscano e Rizzo, con Stelle rosse e patrie socialiste, la parte “sinistra”.
Ma non solo…
Alla fine tutti si sono “tuffati nel mare” della resistenza.
Così anche le liste non accettate, perché prive di militanza e consenso popolare, li troviamo a sostenere altre liste e listarelle pur di “sfruttare” il movimento.
La resistenza contro il green pass è stata resistenza spontanea e popolare, che ha vinto perché oltre 10 milioni di italiani non si sono piegati all’apartheid della carta verde.
Protesta anti-ideologica e fuori gli schemi del 900!
Nessuno speculi sul sacrifico e la sofferenza del nostro popolo.
Ognuno si faccia le sue elezioni.
Noi ci vediamo il 9 ottobre a Roma, un anno dopo quella “Pentecoste di Libertà”, con lo stesso spirito e la stessa energia.
Pronti a gridare Italia Libera e a confederare la resistenza, contro chi ha provato a “sciacallare sul dissenso”.
Dopo il 25 settembre, dopo la sconfitta certa dei partiti del finto dissenso, dopo divisioni ridicole e funzionali, chiederemo a quesiti “infiltrati” di farsi da parte.
La protesta deve tornare al popolo e alle piazze.
Per una vera alleanza anti-globalista, non violenta e radicale, pronta ad opporsi all’agenda Davos-Draghi, alla guerra della Nato, alle sanzioni e all’invio di armi.
Un dissenso che dice no a vecchie e nuove emergenze, a resilienze e Pnrr, a tirannie ecologiste ed identità digitali.