Maurizio Neri
Cosa vuol dire oggi la parola “trasgressione”? Potremmo rispondere che oggi questa parola è diventata sinonimo di comportamenti deviati che hanno acquisito una loro legittimazione di massa.
Negli anni sessanta e settanta si affermò presso le giovani generazioni una cd controcultura che mettendo alla berlina la cd cultura borghese ne contestava le regole, e le istituzioni fondanti: la scuola, la famiglia, il dovere etc, il tutto sulla base di una pretesa rivolta anti-borghese che doveva liberare menti e corpi.
Chi non ricorda il dibattito sull’uso del proprio corpo, sul femminismo, sulla libera sessualità sulle droghe.
Ebbene oggi nell’epoca del turbo capitalismo non solo tutta quella pseudocultura è stata metabolizzata ma è diventata essa stessa comportamento e morale borghese.
Infatti, in una società basata sul denaro e sul profitto come unico valore fondante, la “trasgressione”, il comportamento individuale e collettivo deviato, è tollerato se non addirittura incentivato, potremmo dire che l’unico retaggio sessantottino rimasto è proprio quello del rifiuto del dovere e della responsabilità.
A scanso di equivoci questo articolo non vuole affatto suonare come un elogio reazionario ai bei tempi andati, ma solo analizzare come il liberalismo ha saputo meglio di tutti fornire concretezza e diffusione di massa a comportamenti sociali definibili come trasgressivi.
Questi comportamenti sono strutturali ad un capitalismo avanzato post industriale che oltre a fornire scadenze temporali ben precise agli individui (lavoro, consumo, vacanze ) deve poter fornire anche illusioni e vie di fuga dal quotidiano ad un individuo sempre più alienato e condizionato dall’apparato che lo circonda .
In questo senso la diffusione di droghe come la cocaina è emblematica: da droga di élite essa è oggi consumata da milioni di persone di ogni ceto sociale e non ha certo l’aura sinistra che accompagnava la diffusione dell’eroina negli anni settanta, ma c’è da dire che oggi sta ritornando, perchè è in qualche modo socialmente accettata e non isolata dal contesto sociale.
Lo stesso potremmo dire delle stagionate “vacanze sessuali”, che ormai oltre a rappresentare un business colossale, sono veri e propri intermezzi all’alienazione quotidiana per milioni di europei annoiati, e che dire delle nuove “mode” social per guadagnare col proprio corpo, OnlyFans e simili in testa.
Il liberalismo quindi si è introiettato nelle coscienze fornendo l’illusoria possibilità all’uomo-consumatore moderno di fare “ciò che gli pare” senza dover rendere conto a nessuno di ciò che fa.
In questo senso non è affatto stupefacente che i manager delle grandi multinazionali USA abbiano tra i loro benefit anche la possibilità di ricorre all’uso di stupefacenti e di “allegre compagnie” pagate dall’azienda.
La borghesia occidentale oggi è trasgressiva, perchè ha introiettato completamente quei “valori” che negli anni sessanta guardava con fastidio ed irritazione credendo che la nuova ondata giovanile fosse rivolta verso di essa mentre ne costituiva l’avanzamento ed il superamento, sempre nell’ambito della classe dominante.
Questo grave equivoco è stato portato avanti in modo stupido quanto ingenuo dalla sinistra cd progressista che innamoratasi delle sue imprese giovanili, buttato a mare l’anticapitalismo e la critica della società, ha pensato che l’unica battaglia rimasta fosse quella dell’estensione dei “diritti e della felicità”, dietro questa formulazione ambigua si nasconde la sua supina accettazione e anzi esaltazione dell’individualismo più sfrenato e della deresponsabilizzazione delle giovani generazioni che infatti non lottano più per cambiare lo stato di cose presenti.
Non esiste più neppure la “coscienza infelice” del borghese dell’Ottocento che usciva dalla propria classe e dai suoi valori per criticarne l’impianto e l’odiosa sopraffazione del proletariato, questa borghesia un po’ americanoide che si ritiene “progressista” è invece perfettamente calata nella parte di classe dominante, tronfia del suo relativismo etico e del suo rifiuto delle ideologie, delle religioni e di ogni cosa che possa richiedere un impegno gratuito ed etico che vada al di sopra dei suoi bisogni materiali.
I comportamenti trasgressivi sono come detto, ormai di massa come si soleva dire una volta, ma essendo di massa, perdono anche il loro carattere di “trasgressività” e paradossalmente acquistano quelli della borghese normalità, mentre la vera “trasgressione” è oggi quello di rifiutare certi stili di vita per riappropriarsi di una sana etica comunitaria e socialista.
Questo discorso intende porre l’accento sul fatto che i fenomeni sovrastrutturali qui criticati sono frutto intrinseco della struttura capitalistica della società e dei rapporti di produzione, tanto è vero che sesso e droga, sono i mercati più fiorenti nell’Occidente “libero e democratico”.
Va invertita la tendenza e assunto il principio di una Rivoluzione culturale e dei valori, che in nome del socialismo e di etica comunitaria rifiutino questo ciarpame, per riaffermare la possibile coniugazione di individui emancipati dal rapporto di sfruttamento ma “centrati” in una visione sana della vita e della società.
Non deve essere più possibile confondere comunismo e socialismo con una serie di stili e comportamenti libertari e trasgressivi che in una società capitalista si risolvono solo nel dare un mano all’avanzamento della dissoluzione di ogni vincolo comunitario residuo e ad una superficiale visione del mondo.
Troppa pseudocultura della “felicità a tutti i costi” di derivazione americana è stata diffusa anche negli ambienti che avrebbero dovuta criticarla e metterla alla berlina come prodotto del capitale, ed invece ne sono stati gli ingenui portatori d’acqua, ma oggi è necessario parlare chiaro e rimettere le cose al loro posto.