di Ramona Castellino
Con la caduta della Siria si aprono le porte dell’inferno.
Gli artefici e carnefici sono sempre gli stessi:
Gli Stati Uniti che continueranno a mantenere il controllo sul petrolio della regione e che volevano la testa di Assad.
Diminuisce così l’influenza russa ed iraniana.
Israele che inferte un colpo mortale al sogno iraniano come potenza regionale e spezza un filo conduttore tra Iran e Hezbollah. Continuerà le sue mire colonialistiche con la solita scusa di creare l’ennesimo cuscinetto tra il perseguitato Israele e i paesi confinanti.
E la Turchia, che con la propria politica doppiogiochista volta alla creazione della “Grande Turchia”, permetterà ad Erdogan di pregare nella moschea di Damasco.
Le vittime sicuramente sono:
l’Iran, che con il saccheggio dell’ambasciata iraniana, subisce un duro colpo nella sua politica atta ad egersi potenza regionale con funzione anti israeliana e anti americana.
La Russia che dà sempre considerava Assad un partner politico tanto da avere due basi militari, su pochissime, fuori dalla Federazione.
Nonostante questo nel peggior scenario, la Russia non perde la base navale a Tartus e la base aerea si Lakatia.
Però questa si può considerare la prima sconfitta perdendo il ponte tra Oriente e Africa.
La nostra ormai morta Europa che vedrà l’invasione di profughi siriani e Ancor peggio orde di tagliagole islamici camuffati da poveri immigrati dai sempre presenti democratici arcobaleno.
Ma la grande vittima è sicuramente il popolo siriano, che conta mezzo milione di morti, un paese che non esiste più e un futuro molto buio.
Tutto questo perché un giorno si è deciso a Washington che della Siria non dovevano che rimanere macerie.
Le vittime siamo noi tutti, che per colpa del mostro più infame e terribile di tutti, il globalismo, siamo nella terza guerra mondiale.