di Fabio C. Maguire
Subito dopo aver espresso il suo voto per le elezioni regionali lombarde, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi si è intrattenuto in una vistosa e insolita conversazione con dei cronisti locali.
Le sue risposte, alle domande postegli, sono risultate come delle chiare e pesanti critiche alla neo-premier Giorgia Meloni, con particolare riferimento al recente incontro tra la leader di FdI e il capo di Kiev Zelensky.
Berlusconi ha esplicitamente affermato che “se fossi stato il Presidente del Consiglio a parlare con Zelensky non ci sarei mai andato.”
La motivazione sarebbe la diretta o indiretta responsabilità del capo ucraino di fomentare una guerra e compartecipare alla distruzione di un’intera nazione.
“Stiamo assistendo alla devastazione di un Paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili”, insistendo sul fatto che la causa principale del conflitto sia stata la politica discriminatoria e di violenza perseguita nei confronti delle comunità russofane nel Donbass, infatti “bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe accaduto, quindi giudico molto negativamente il comportamento di questo signore.”
Le polemiche non sono mancate anche per i continui sostentamenti militari forniti dall’Italia a Kiev, criticando l’idea meloniana, secondo la quale, per giungere ad una pace “i due eserciti debbano essere equiparati militarmente”.
La teoria è contraddittoria e falsa, oltre che assurda se espressa da uno Stato democratico, perché il continuo rifornimento di materiale bellico e l’invio di nuove armi e mezzi pesanti sofisticati ha come ovvia, e forse elementare, conseguenza l’inasprimento del conflitto e un’inevitabile escalation militare che comprometterebbe allora qualsiasi tipo di comunicazione e dialogo.
Eppure la nostra Costituzione, all’art 11, parla chiaramente di come “l’Italia ripudi la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, quindi i finanziamenti a Kiev, effettuati con i soldi degli italiani dal governo Meloni, sono del tutto incostituzionali e in antinomia con i principi espressi dai primi 12 articoli inviolabili e fondamentali della nostra Carta costituzionale.
Berlusconi conclude affermando che la pace è raggiungibile con “l’intervento del presidente americano che dovrebbe prendere Zelensky e dirgli: è a tua disposizione un piano Marshall per ricostruire l’Ucraina. Un piano da 6,7,8 mila miliardi di dollari a una condizione: che tu domani ordini il cessate il fuoco, anche perché da domani noi non vi daremo più soldi e non vi daremo più armi.”
Gli italiani approvano e concordano le parole di Berlusconi, come attestano le statistiche presentate dalla direttrice dell’istituto dei sondaggi Euromedia Research Alessandra Ghisleri; italiani che manifestano contro la propaganda di stato e chiedono che vengano sospesi ed interrotti i rifornimenti a Kiev.
La stessa premier Meloni sa bene di condurre una politica impopolare ma, nella sua ultima conferenza stampa, ha fatto trapelare come la priorità sia mantenersi allineati agli interessi dei padroni americani, anche a costo di perdere voti.
Berlusconi, citando con le parole di Vauro, ha detto “una sacrosanta verità”, una verità che molto spesso viene sporcata e rimodellata a secondo delle esigenze di NATO e company.