L'Italia Mensile

BELLA CIAO?

Bruno Laganà

Dopo aver fatto delle critiche alla canzone “Bella Ciao”, mai cantata durante la guerra, ma per la prima volta nel 1964, qualcuno mi ha detto che non capivo nulla e che avrei dovuto leggere il testo della canzone per coprenderne il valore.

La canzone la conosco: sono quattro parole con una musichetta balcanica che fa “zunpapà, zumpapà, zumpa pà pà pà” e insomma lascia molto a desiderare se non come canto da stadio.

Ma ok la canzone si apre con un tizio che una mattina si sveglia e scopre l’invasore.

Il tizio ha dormito vent’anni e poi 3 anni di guerra senza sentire il bisogno di sentirsi occupato o represso.

Immagino che fosse la mattina dell’otto settembre 1943 quando si è accorto di questo (dell’invasore).

Detto ciò lui invita un suo amico partigiano a portarlo via perche “si sente di morir”… insomma non è in salute e dice che, ora che si sente partigiano, vuole essere seppellito in montagna (aria salubre) possibilmente all’ombra di un fiore.

Almeno De Andrè, nella sua canzone, seppellì Piero sotto dei papaveri mentre quì non ci è dato sapere che fiore sia ma solo che è “bello” tanto che la gente che passerà noterà il fiore, del partigiano, ma del partigiano al dunque se ne fregherà.

Si conclude con la qualifica di detto tizio, dormiente per 23 anni e già gravemente malato con il desiderio di venir seppellito in montagna, che è “morto per la libertà”.

Dopo ottant’anni di occupazione angloamericana e controllo da parte di quelle nazioni della nostra politica, economia e popolazione mi chiedo di che libertà stianno cianciando costoro.

A tutti un bel “zunpapà, zumpapà, zumpa pà pà pà”.

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