Giuliano Castellino
Pensavamo – e speravamo, vista la maturità dimostrata anche in questo senso da molte piazze del dissenso – di esserci liberati dei residuali dinosauri della politica, vecchi arnesi con anima e corpo immersi (forse sarebbe meglio dire: inabissati) in quello che oggi è ormai rimasto una sorta di piccolo acquario del ‘900.
Ma un mese dopo l’arrivo di un’ancora incerta primavera, eccoli ritornare per rigenerare i veleni (ahi noi!) di quella strategia della tensione e di quegli opposti estremismi che tanta fortuna ebbero nel corso di quei troppi, lunghi e sanguinosi anni che qualcuno definì “di piombo”.
Ed ecco il 25 aprile: alcuni cosiddetti dissidenti – condividendo gli stessi dogmi storici che stanno alla base delle date di regime – saranno fianco a fianco agli stessi dipendenti in servizio permanente effettivo del regime che dicono di voler combattere.
Insomma: Rizzo e compagnia cantante, forse perché in crisi aggregativa e perché impegnati a rincorrere fuoriuscite ed emorragia di militanti e simpatizzanti, tornano a giocarsi la carta, perdente, dell’antifascismo!
Scelgono, quindi, un teatro – in questo caso riservato alla messa in scena di una commedia di folclore o di una sceneggiata – per mostrare a se stessi e agli altri di essere dissenso controllato.
“Antifascismo contro il totalitarismo liberista” è il “curioso” titolo della kermesse – fa pensare all’uso di una pasticca per il mal di gola quando servirebbe un antidolorifico – che si propone anche di raccogliere firme contro la guerra; peccato, però, che lo faccia nel giorno in cui si festeggia la vittoria in guerra degli Usa e la relativa (permanente?) occupazione Nato del nostro territorio nazionale: una di quelle realtà, quest’ultima, che l’Italia, se vuole lasciarsi alle spalle un secolo fatto di blocchi e contrapposizioni, deve necessariamente archiviare.
E deve farlo, anche per far sì che l’esercizio di una autentica sovranità ci permetta di cooperare da protagonisti all’interno di quel mondo multipolare le cui virtù, giustamente, lo stesso Rizzo non nasconde.
Ma è il 25 aprile, la parola d’ordine è una sola… (ecc.): avvelenare e dividere gli italiani.
BASTA!!!
Quel popolo ormai diffusamente proletarizzato che oggi è unito contro le élite di sfruttatori e carnefici oppressori, quegli italiani che rifiutano la politica con la p minuscola perché estranei alle logiche nostalgiche del ‘900 cercano unità contro il capitalismo globalista per una nuova lotta di classe: noi contro loro.
Questo popolo, che ha già superato prove difficili e sconosciute ad altre generazioni vede questi signori come fantasmi del passato, come agenti dei tentativi di dividere e contrapporre ancora una volta resistenze e movimenti che solo nell’unità hanno una concreta speranza di vittoria.
È ora di trovare date condivise, inni condivisi, bandiere condivise.
È l’ora dell’unità di popolo per una lotta di liberazione nazionale!