Siamo Entrati Nell’Era Delle Pandemie. Ci Avevano Avvisato.

SIAMO ENTRATI NELL’ERA DELLE PANDEMIE. CI AVEVANO AVVISATO.
di Ramona Castellino
Il 27 luglio l’OMS dichiara “emergenza sanitaria globale” a causa della diffusione del virus MONKEYPOPS o anche detto “vaiolo delle scimmie”.
Gli stati membri devono intervenire con urgenza per fermare l’epidemia; questo l’appello del suo direttore generale Dr Tedros Adhanom Ghebreyesus.
Ci siamo nuovamente, ma questa volta con toni molto diversi e questo ci porta a farci mille domande, delle quali però sembriamo avere già una risposta.
Il 21 luglio 2022 è stato pubblicato sul New England Journal Medicine un interessante articolo riguardante questo “nuovo virus”. Si accertano 528 infezioni dal 27 aprile al 24 giugno in Europa. Il 98% dei contagiati risulta essere uomini, di età compresa tra i 34 e i 40 anni, gay o bisessuali e il 96% lo ha contratto tramite trasmissione sessuale.
Il cuore del contagio è l’Europa dove casualmente abbiamo il numero più elevato di vaccinati con il nuovo siero e dove il sistema immunitario sembra giocare brutti scherzi.
La domanda principe che ci sorge spontanea è questa: come si può sostenere, scientificamente, che siamo di nuovo di fronte ad un’emergenza sociale, se la diffusione pandemica è ristretta a determinate misure di contagio?
Sicuramente nel nuovo mondo che si vuole creare è impossibile poter affermare che questo virus viene trasmetto e infetta principalmente la comunità gay e bisessuale, nonostante sia proprio la scienza che ce lo dice. Una scienza da seguire quindi a seconda del politicamente corretto e dalla spinta globalista a cui stiamo assistendo.
Ma se la scienza è un metodo ipotetico deduttivo sperimentale, in cui una cosa non può essere vera finchè non si riesce a dimostrare, il silenzio riguardo l’aspetto fondamentale della trasmissione del contagio, diventa quanto mai assordate.
Se la scienza passa dunque attraverso un filtro ideologico, economico e politico, possiamo davvero credere alla neutralità della scienza? O dobbiamo forse pensare che dietro di essa vi regni un intrico sottile, ma perverso, fatto di lobby e conflitti di interesse, dove c’è una cabina di comando alla quale rispondo molti “scienziati” che a loro volta rispondono agli uffici marketing di Big Pharma.
Un altro aspetto abbastanza insolito nell’affrontare questa nuova diffusione è sicuramente la grandissima attenzione che si pone verso i contagiati, “senza stigma o discriminazione nei confronti delle comunità colpite e in collaborazioni con esse”.
Quindi porre al centro della risposta al virus la dignità umana.
Tutto questo ci fa chiedere solamente se la dignità umana debba essere sempre preservata e tutelata, ma solo a determinate condizioni e a determinate categorie.
Non c’è stata attenzione alla dignità di milioni di persone sane che hanno subito un vero e proprio apartheid, solamente per aver scelto, appellandosi alla propria libertà, di non sottoporsi a misure mediche e scientifiche ad oggi più che mai dubbie, che hanno subito derisioni e cattiverie, culminate poi nel ricatto sociale del green pass.
Addirittura da New York arriva all’ OMS la richiesta di cambiare nome al virus “per evitare forme di razzismo e discriminazione che potrebbero portare chi si ammala ad isolarsi, invece di cercare le cure necessarie”
E dopo aver dettato leggi, comportamenti individuali, aver seminato paura e influenzato governi, il direttore dell’OMS afferma che: “Lo stigma e la discriminazione possono essere pericolosi come qualsiasi virus e possono aumentare la pandemia”
Questa volta siamo sicuri che non sentiremo parlare di untori, di pessimi cittadini, di irresponsabili egoisti che non tutelano la salute del prossimo, di ignoranti che meritano di non essere curati, qualora si infettassero.
Ma la domanda che più ci preme è quanti ancora hanno bisogno di altro per capire quali sono veramente i virus da combattere e che per farlo non c’è bisogno di nessuna terapia, ma solo di coraggio e dignità.