di Fabio C. Maguire
Nel cuore della notte due droni di provenienza ucraina hanno violato lo spazio aereo russo e tentato di colpire il Cremlino.
Il comunicato stampa ha informato che “non ci sono state vittime e danni materiali.
Il Presidente della Russia non è rimasto ferito a seguito dell’attacco”.
Il colpo è stato prontamente sventato dai servizi speciali “con l’uso di sistemi di guerra radar” che hanno intercettato i UAV, mettendoli fuori combattimento.
La leadership russa ha comunicato che considera “l’attacco come un attentato alla vita del Presidente della Federazione Russa”, aggiungendo esplicitamente che “Mosca adotterà misure di ritorsione contro Kiev”.
A tal proposito il portavoce della presidenza russa Dmitri Peskov ha affermato che “dopo l’attacco terroristico di oggi, non ci sono altre opzioni se non l’eliminazione fisica di Zelensky”.
Il diplomatico del Cremlino ha infine precisato che sarà ritenuta inammissibile anche una resa incondizionata di Kiev.
Molto probabilmente la scorsa notta è stata oltrepassata quella celebre linea rossa che demarcava il confine della crisi con una guerra mondiale, segnando un passaggio cruciale nella storia del conflitto.
Il Presidente ucraino Zelensky ha fatto sapere di non essere responsabile dei fatti e di non aver ordinato alcun attacco in territorio russo.
Lo stesso consigliere del boss di Kiev ha dichiarato l’estraneità dell’Ucraina dall’attacco con droni ai danni del Cremlino.
Il Pentagono, con un intervento del Segretario di Stato Blinken, ha negato di essere a conoscenza del piano, affermando di non essere sufficientemente informato sui fatti per poter commentare l’accaduto.
Nel frattempo Zelensky ha visitato a sorpresa la Finlandia, dove si soffermerà per un tempo indeterminato.
Il paese scandinavo ha ultimamente aderito all’Alleanza del Nord Atlantico e non sorprende perciò la scelta del boss ucraino di rifugiarvici, scommettendo su la buona volontà russa di evitare un nuovo conflitto mondiale.
Nonostante la vigliaccheria del capo di Kiev, Mosca presumibilmente non subirà passivamente anche questo ennesimo sfregio e l’attacco terroristico della notte scorsa non resterà impunito.
In conclusione credere alle affermazioni dei dirigenti di Washington e del burattino di Kiev risulta veramente troppo difficile.
Le loro frasi appaiano come un insulto all’intelligenza della leadership russa nonché della collettività in quanto, differentemente dagli States, la Russia gode della stima e del supporto di gran parte della comunità internazionale.
La Federazione Russa è in guerra con un fedele vassallo degli Stati Uniti, chi altro potrebbe mai programmare un attacco al cuore di una delle più grandi potenze mondiali?
La guerra è imminente e sarà l’inevitabile conseguenza dell’atteggiamento avventuristico e borioso dei signori d’oltreoceano.