Fin dagli anni Novanta, l’antifascismo in assenza di fascismo, proprio come l’anticomunismo in assenza di comunismo, fungeva da alibi permanente: dirottava le energie della critica teorica e della sovversione pratica dalla contraddizione realmente esistente verso il faux problème di quelle ormai estinte.
Distraeva e divideva la classe dominata, dirottando il conflitto verticale tra Servo e Signore verso la lotta orizzontale – interna alla medesima classe – tra Servi destri e Servi sinistri: in ciò sta l’essenza della nuova lotta di classe all’interno della medesima classe, il capolavoro ideologico del partito unico articolato del neoliberismo. Con movimento sinergico, questo dispositivo coessenziale alla meccanica del potere potenziava l’estremismo di centro, distraendo le menti e dissipando le energie di quanti ancora non ne fossero stati riassorbiti, ora intenti a combattersi reciprocamente fino allo sfinimento in nome dell’anticomunismo e dell’antifascismo.
di Diego Fusaro