L'Italia Mensile

ANDARE A FUNGHI NEL MONDO MULTIPOLARE.

Pierluigi Fagan

Il NYT finalmente conferma fatto già noto da un po’ di tempo per chi segue le faccende militari, Biden ha segretamente approvato il nuovo piano di strategia nucleare americano.

Del fatto se ne parla apertamente da qualche settimana, dicendo che i russi fanno esercitazioni simulate di puntamento di missili atomici sulle capitali europee, che hanno una nuova arma Skyfall ovvero il primo razzo a propulsione nucleare, ma anche il “simulatore di esplosione nucleare” per addestrare le truppe ad agire sul campo bombardato da nucleare tattico, che i cinesi stanno incrementando di gran lena il proprio arsenale anche atomico, con articoli usciti sa Financial Times e il the Economist. Il nuovo piano americano aprirebbe una nuova stagione di ricerca, produzione e messa in campo di una serie di armamenti atomici che superano l’equilibrio della Mutual Assured Distruction (M.A.D.) vigente tra USA ed URSS dal 1950. I motivi sono tre.

Il primo strategico è che gli Stati Uniti stanno registrando i primi effetti dei nuovi allineamenti multipolari. Un domani, impegnati in un confronto con i russi, potrebbero esser attaccati dai cinesi, dai coreani e chissà, forse anche dagli iraniani, loro o i loro alleati. Personalmente credo che iraniani la bomba già ce l’hanno o ci metterebbero assai poco a procurarsela. Al crescere dell’attrito tra russi ed americani ci andrebbe di mezzo l’Europa.

Il secondo è tecnico. Uno dei motivi della guerra in Ucraina, era anche saggiare sul campo lo stato dell’arte in termini di capacità militare come hanno detto a mezza bocca alcuni generali. Si sono scoperte due cose. La prima è il grande avanzamento russo in termini di missili che fa il paio con il grande avanzamento cinese in termini di armi atipiche (elettromagnetiche, si suppone spaziali, sottomarini silenziosi etc.). La seconda cosa è stata la reiterata minaccia russa (i servizi, da prendere poi con le molle, hanno fornito “prove” di tale, supposta intenzione) ad usare armi atomiche di medio calibro dette “tattiche”, molto più potenti di quelle sul Giappone delle IIWW ma meno di quelle “strategiche”, atomiche “da campo” diciamo.

Il terzo è storico-economico. Allo sviluppo delle prima fisica Galileo contribuì con i calcoli per i proiettili dei cannoni. La chimica moderna si affermò grazie ai tedeschi con prima finalità sulla Prima guerra mondiale. La seconda portò lo sviluppo sia del nucleare, sia dei computer e della cibernetica, poi Internet e la telefonia mobile. C’è un bel libro di Parker, G., La rivoluzione militare, (il Mulino, Bologna, 2014) che racconta proprio come lo sviluppo del militare abbia accompagnato lo sviluppo dell’era moderna a partire dal XV secolo, contribuendo anche alla nascita dello Stato, delle tasse, del capitalismo stesso molto più che non l’accumulazione originaria delle enclosures tratteggiata da Marx. A cui si può far seguire anche l’altrettanto famoso Headrick, D.R., Al servizio dell’impero. Tecnologia ed imperialismo europeo nell’800, il Mulino, Bologna, 1984 e Il predominio dell’Occidente, (il Mulino, Bologna, 2011).

A dire che il “militare” è ciò che traina ricerca e sviluppo con la materia prima di investimenti statali di massa tale che nessuna impresa privata potrebbe mai sostenere. Da questa prima R&S arrivano alla fine i fall-out per un nuovo sviluppo economico. Quindi se non fai ogni tanto una guerra, il capitalismo si deprime. Oggi il capitalismo occidentale è più che depresso e quindi tra guerre terrestri e poi spaziali (altro campo in gran fermento che qui non trattiamo), è il momento buono per investire.

Cinesi, russi, coreani, iraniani, israeliani, pakistani, indiani non hanno più di tanto necessità di render conto ad opinioni pubbliche e quindi fanno quello che debbono fare in silenzio. Gli americani hanno bisogno di “ragioni” spendibili pubblicamente e quindi i giornali che nell’ultimo periodo stanno alzando la paranoia nucleare servono a “dare ragioni” per nuovi investimenti di capitale pubblico.

Purtroppo, però, già si scorge un problema ulteriore. I coreani del Sud non sono tranquilli del fatto che quelli del Nord hanno sessanta testate e sebbene protetti e garantiti dagli americani sanno che questi -in caso di attacco- agirebbero forse, ma da vedere poi nell’equilibrio più ampio delle loro considerazioni strategiche. Insomma, sarebbe meglio dotarsi di qualche testata in proprio, non si sa mai. Pakistani, indiani ed israeliani sono già fuori dei trattati TNP e se gli iraniani hanno davvero l’arma, presto la rivendicheranno anche i sunniti. Il punto ha fatto parte della recente dialettica tra MBS e Biden assieme alla via del Cotone e la quotazione esclusiva del petrolio in dollari che pare revocata. A quel punto, sauditi sì e turchi-qatarioti no? E gli egiziani? Insomma, un mondo multipolare prima o poi sarà anche un mondo multi-atomico, è logica conseguenza.

Tutto il movimento anticipa l’esito temuto della scadenza del Trattato START al febbraio 2026 ovvero la fine del trattato russo-americano sulla limitazione delle armi nucleari strategiche ovvero con raggio d’azione intercontinentale. A questo punto è chiaro che nessuno ha intenzione di rinnovarlo, nelle sue varie versioni era in vigore dal 1991. Per altro, gli USA hanno da tempo minato l’architettura dei trattati di limitazione degli armamenti nucleari, dal Trattato ABM (Bush jr ritiro USA 2002), al Trattato INF (Trump ritiro USA 2019), al Trattato Open Sky (Trump ritiro USA 2020), nei due ultimi casi denunciando precedenti violazioni dei russi. Tutta roba che abbiamo fatti finta di non sapere commentando i perché dell’invasione russa dell’Ucraina. Siamo quindi entrati nella fase “mani libere” con posizioni sospettose ed allarmate.

È altresì altrettanto chiaro che la dotazione o meno di arma atomica disegnerà le logiche geopolitiche stesse del mondo multipolare. Mi sa che i “sovranisti” dovranno aggiornare le loro conoscenze in politica estera… E lo so, con l’era complessa è così, non fai tempo a studiare un argomento che ne spunta fuori un altro, ‘na fatica.

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